what could possibly go wrong?

lunedì 2 settembre 2012, notte (dopo la lezione di Astronomia)

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    abyssum abyssus invocat

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    Briseis Prescott
    Corvonero ❖ I

    Un funghetto marrone e grigio stava scendendo in solitaria le scale della Torre di Astronomia; in realtà si trattava di Briseis Prescott, ultima tra i compagni a causa di un piccolo contrattempo col proprio telescopio: il grigio era quello della sua uniforme scolastica, che lei riteneva tristissima e orribile, il marrone era quello dei suoi capelli; questi erano così ampi e voluminosi che l'ombra della bambina contro i muri sembrava esattamente quella di un fungo -o di un ombrello. Se qualcuno glielo avesse detto lei avrebbe riso di gusto; ma nei paraggi non vi era nessuno, anche se l'intenzione di Briseis era quella di cambiare quanto prima questo stato di cose: lei aveva immediatamente bisogno di qualcuno. Non di qualcuno in generale, così, perché non aveva voglia di vivere da sola: lei aveva bisogno di qualcuno perché doveva intrufolarsi di nascosto nelle Serre di Erbologia e andiamo, mica poteva farlo da sola, no? Aveva bisogno di qualcuno che facesse da palo, questa era una delle prime lezioni di vita che i suoi fratelli le avevano impartito. Dopo aver conosciuto la Professoressa Gaunt quella mattina, inoltre, Briseis era piuttosto certa di voler con sé qualcuno in caso la donna comparisse all'improvviso: le faceva più paura delle creature della Foresta Proibita e i suoi fratelli le avevano raccontato un sacco di cose su quella donna -sebbene Briseis sospettava che un buon cinquanta percento fosse stato inventato di sana pianta. Pure così, ad ogni modo, Briseis non voleva trovarsela davanti coi suoi occhietti stretti a domandarle cosa ci facesse nella sua serra nel cuore della notte; ho dimenticato il lumacotto che lei ci ha affidato come compito e sono qui a riprenderlo, ecco cosa!. Probabilmente sarebbe finita in punizione perché non si trattava di un lumacotto ma di un bulbo, e la Gaunt era stata molto precisa, a lezione: aveva tolto dieci punti ad un Grifondoro per aver fatto del sarcasmo, e quella era la loro primissima lezione di Erbologia! I lumacotti, inoltre, c'erano davvero: grosse cose striscianti in un recinto in fondo alla serra, ma la Gaunt aveva detto che quegli animali non li riguardavano ancora per qualche anno.
    Immersa in questi pensieri, Briseis svoltò nel corridoio e un movimento attirò la sua attenzione: era una porta che si chiudeva. Ah-ahn! Lo sapeva che i suoi compagni non potevano essere andati poi così lontani! Era ancora in tempo ad acciuffarne almeno uno, lo sapeva!
    Si diresse con decisione verso la porta, che per la cronaca era quella del bagno maschile, e la aprì con determinazione.
    «Devo entrare nella Serra Tre a riprendermi il lumacotto e tu mi aiuterai.» esordì mentre gli occhi ancora si muovevano nella stanza alla ricerca della persona cui si stava rivolgendo -chiunque fosse.
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    Noah Fenris Elderson
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    Qualcuno aveva detto che poteva capitare di trovare gli studenti nascosti nei bagni, intenti a preparare clandestinamente pozioni con ingredienti recuperati chi sapeva dove. Noah aveva udito quella diceria durante le ore di pausa pranzo, nella sala grande, ma fino a quel momento, il giovane Serpeverde, aveva reputato il bagno del quarto piano un ottimo luogo in cui passare le sue saltuarie escursioni notturne. Non era facile andarsene in giro da soli per l'enorme castello di Hogwarts, e spesso risalire dai sotterranei fino al quarto piano, fra quadri spioni e scale dispoticamente indisposte a rimanere lungo la stessa traiettoria per più di trenta secondi, si era rivelata un'impresa ardua; ormai Noah aveva imparato a calcolare i tempi esatti, in modo da gestire i gradini più impertinenti.
    Anche quella sera il bagno era assolutamente deserto, la mezza luna crescente che aveva aperto quel mese (gran segno di buon auspicio, secondo lui) rischiarava l'ambiente attraverso le ampie vetrare di carattere gotico, donando all'enorme stanza asettica, un aspetto quasi incantato. Lì, al centro, poggiato alla rubinetteria in marmo antichissimo, avvolto dai granelli di polvere che volteggiavano come minuscole fate al chiaro di luna, se ne stava il primino Serpeverde, col capo chino sulle pagine sgualcite di un vecchio libro. Indossava la sua divisa, coi colori argento e verde della casata, ma indosso portava anche il suo amato mantello, come a sostituzione di quello imposto dall'uniforme, a quell'ora poteva permetterselo dopo tutto.
    Se solo il lieve movimento incondizionato del suo petto non vi fosse stato, atto a respirare quella polvere che, sebbene fosse nient'altro che polvere, non sembrava rendere "sporco" il luogo, sicuramente qualcuno lo avrebbe scambiato per una statua componente dell'arredamento; la luce della luna rendeva ancora più chiara la sua non propriamente colorita carnagione.

    Qualcosa ruppe l'equilibrio. Un guizzo degli occhi blu come il fondo del mare scattò in alto, le "fatine" della polvere parvero muoversi freneticamente, come disturbate da quell'incedere incalzante di una vocina di ragazzetta. La conosceva? Probabilmente sì, di vista, aveva imparato a conoscere tutti i volti almeno dei suoi compagni di corso e di qualche altro alunno del I Anno, ma era più che certo, pur non sapendo associare un nome, che quel volto e... Quei ricci, erano tratti abbastanza distintivi di una certa Corvonero.
    Lo sguardo di Noah passò rapidamente a guardarla mentre varcava la soglia della porta, il libro fra le sue mani si richiudeva in un tonfo sordo, gelosamente custodito tra i piccoli palmi candidi da fanciullo. «Non prenderai nessun Lumacotto, se i tuoi modi di fare sono così irruenti...» proclamò a voce abbastanza alta da farsi udire, continuando a guardarla, poi abbassò nuovamente lo sguardo sulle pagine del libro che si riapriva «...Hai spaventato le Fate» tono più basso, quasi stesse parlando con sé stesso, ma era chiaramente rivolto all'altra.
    «Forse hai sbagliato bagno» . Forse aveva sbagliato bagno, sì, aveva sbagliato bagno. Sperava.
    "Why do people insist on creating things that will inevitably be destroyed? Why do people cling to life, knowing that they must someday die? ...Knowing that none of it will have meant anything once they do?"
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    Briseis Prescott
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    Oh, ma guarda: la persona nei bagni era quel Serpeverde che ad Astronomia, poco prima, si era seduto davanti a lei. Lui probabilmente non lo aveva nemmeno notato, invece Briseis aveva radiografato tutta la classe; avrebbe saputo dire chi era seduto dove, chi aveva chiesto o risposto cosa all'insegnante, chi aveva sbadigliato e chi aveva fatto danni coi telescopi (questa è facile: lei). Era il suo primo giorno di scuola e Briseis prestava la minima attenzione a tutto, smaniosa di vedere, capire, di fare amicizia -e allo stesso tempo timorosa e timida come non aveva mai saputo di essere. E se agli altri lei non fosse piaciuta? Ecco cosa l'aveva trattenuta dal buttarsi a capofitto in una conversazione con qualcuno e restare, piuttosto, ad osservare.
    Ora però la situazione era cambiata: ora aveva dimenticato il suo maledetto bulbo nella serra e non voleva avere una T in Erbologia ancora prima che l'anno accademico iniziasse. Certo, sarebbe stata una bella storia da raccontare ma, no, grazie: Briseis preferiva cedere l'onore a qualcun'altro.
    Fissò il compagno e i suoi grandissimi occhi azzurri e pareva proprio che le sue parole non avessero minimamente colpito Briseis; insomma, lei rischiava di essere uccisa dalla Gaunt e quel tizio si preoccupava delle fate? Chissenefrega delle fate!
    «Questo è il momento in cui balzi in piedi e ti offri di aiutarmi più che volentieri» lo informò.
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    Non si era sbagliata; o probabilmente non aveva nemmeno guardato quale delle centinaia di porte del castello aveva aperto, scegliendone una a caso, magari affidandosi al suo intelletto da Corvonero, probabilmente c'era, nascosto da qualche parte, ma a Noah non interessava saperlo.
    Sospirò, alzando nuovamente lo sguardo dal suo libro, tornando nuovamente a guardare la ragazzina coi capelli ricci, questa volta con sguardo più sottile di prima, riducendo per un attimo gli occhi a due fessure. «Tu sei seriamente convinta che introdurti a quest'ora di notte all'interno delle serre di erbologia, rischiando di essere divorata da qualche creatura notturna, avvelenata da qualche pianta, soggiogata da qualche folletto, sia una buona idea?» domanda retorica, probabilmente, visto che l'ardore frenetico che esplodeva dai pori della Crovonero era più che intenzionato a prendere la palla al balzo. Noah era un ragazzino che poteva infastidirsi facilmente, ma che aveva parecchia pazienza, ci voleva qualcosa di più che l'ordine perentorio di quella che aveva appena inquadrato come spostata mentale, per farlo muovere da lì. «Forse il Cappello Parlante comincia ad essere difettoso» parò nuovamente fra sé e sé, scuotendo il capo in segno di rassegnata abnegazione.
    Un Lumacotto poi... Cosa se ne faceva di una creatura del genere quella tizia? Non gli era parso che la Prof.ssa Gaunt ne avesse parlato a lezione, fino a quel momento. Se era in cerca di avventure notturne probabilmente aveva incontrato il compagno più difficile della sua giovane vita al castello. «Perché semplicemente non hai detto alla professoressa che hai perduto il tuo esperimento?» Chiese, più curioso che veramente interessato.
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    Briseis Prescott
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    Briseis iniziò ad avere la sensazione che tra lei e quel tizio vi fossero dei seri problemi di comunicazione; bastava guardare il Serpeverde per averne la conferma: se ne stava seduto col suo libro, ammantato di flemma, pazienza e tranquillità, ignorando totalmente l'emergenza, cioé lei che praticamente gli saltellava davanti esagitata.
    Smise di farlo, vinta dalla perplessità; osservò il tizio piegando la testa di lato come fanno i gatti quando qualche bizzarro fenomeno inspiegabile li incuriosisce. Briseis era incuriosita dal tizio.
    «Non ho mai detto che sia una buona idea, occhibelli. Ho detto che va fatto, e le cose che vanno fatte, vanno fatte.» spiegò in tono ispirato, cercando di apparire saggia e navigata mentre snocciolava una sorta di ridicola teoria zen.
    Fu in quel momento che le venne un dubbio: aveva detto 'bulbo', vero? Non aveva detto 'lumacotto', no? Oh cavolo, lo aveva detto.
    Avrebbe potuto darsi una manata in fronte e spiegarsi meglio, preferì dare la colpa a lui e dunque gli si rivolse come se fosse un tardone conclamato:
    «Hai presente stamattina a lezione? I bulbi che la Gaunt ci ha affidato da curare fino alla prossima lezione? Quei bulbi? HO DIMENTICATO IL MIO NELLA SERRA E ORA NOI DUE ANDREMO A RIPRENDERLO.»
    Più chiaro di così. Magari più tardi si sarebbe scusata per aver fatto scappare le sue fate -per ora mise solo in conto di doverlo fare. Non era colpa sua se era egoriferita ed egocentrica, era stata cresciuta così: era il suo primo giorno in un posto dove non era considerata la regina, e doveva abituarsi.
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    Ora, vigevano su Noah e sulle creature senzienti che gli "giravano" attorno, delle regole personalissime non esattamente scritte o verosimilmente applicapili a tutti. Una di queste era la decisa presa di vari livelli di distanze di sicurezza con qualcunque perona (o non) entrasse in relazione con lui; un po' come con i cani, per farla breve, che assumono atteggiamenti differenti in base a quanto vicino si trova un possibile pericolo. Briseis era, a tutti gli effetti, un possibilissimo pericolo che aveva varcato diverse soglie di avvicinamento tutte insieme.
    Noah sobbalzò impercettibilmente quando la vide fin troppo vicina al suo spazio vitale. Si alzò, osservandola ancora per qualche istante con occhi tra il disperato e l'irritato, chiedendosi quando se ne sarebbe andata e l'avrebbe lasciato in pace. Come lo aveva chiamato poi? Istintivamente, ripensandoci, abbassò lo sguardo, poi si voltò dall'altra parte.
    Non era mentalmente instabile, non gli faceva schifo il contatto con le altre persone, semplicemente aveva bisogno di parecchio tempo per abituarsi persino ad un cambio d'aria diversa, figurarsi ad una persona; quella ragazza era troppo impetuosa per i suoi standard.
    «Qualunque cosa sia, credo che abbia avuto le sue buone ragioni per fuggire» osservò, sarcasticamente, sempre di spalle. Il Bulbo, certo, lui lo aveva portato immediatamente nel dormitorio, saltando persino la pausa pranzo (cosa, a dire il vero, usuale da parte sua) per darli le giuste e migliori ore di sole, lo aveva poi annaffiato e adesso se ne stava sul davanzale della finestra, chiusa, a prendere la luce lunare della notte; era quasi uno scrupolo, si domandava come avesse fatto la Corvonero a farsi sfuggire il compito di erbologia, letteralmente. «Sai almeno come arrivarci? Hai un'idea? ...» tornò ad osservarla, braccia conserte, di sottecchi, secondo lui stava bluffando, ma sembrava essere abbastanza sicura di sé.
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    Edited by toe. - 16/8/2015, 11:45
     
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    abyssum abyssus invocat

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    Briseis Prescott
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    Il suo compagno si era alzato in piedi e le aveva pure fatto una battuta -o almeno Briseis sperò che fosse una battuta; stava facendo notevoli passi avanti nel percorso della socializzazione e Briseis, che si era autoeletta esperta della materia, gli fece un sorriso pacato e incoraggiante. Aveva intrecciato le braccia dietro la schiena e ora che stava ferma sembrava un po' più una persona e un po' meno un doxy in crisi d'ansia.
    «Ho imparato bene il percorso da qui alle serre, ero così in ansia di arrivare in ritardo dalla Gaunt che ho trascorso agosto studiando mappe del castello.» annuì una volta con la testa, seria e concentrata «E credo anche di conoscere una scorciatoia per evitare il Salone d'-...ehi, aspetta!» fece un piccolo balzetto infantile e il viso le si illuminò di un sorriso splendido; il braccio destro si sollevò e l'indice di quella mano si puntò contro il viso di Occhibelli.
    «...questo vuol dire che intendi aiutarmi?»
    Il tono era di nuovo vispo ed esagitato, ma il sorriso che gli rivolse era pura, pacata gratitudine.
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    Seamus Bridgestone
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    Praticamente ognuno di noi ha in mente a undici anni di fare entrati trionfali ogni dove, di apparire nel posto giusto al momento giusto; ecco, Seamus aveva esattamente bilanciato il momento prima di manifestare la sua presenza. L'immagine doveva essere gloriosa, magnifica e vagamente inquietante, ma quando la porta si aprì, Seamus apparve in tutto il suo splendore; si poté scorgere una figura minuscola e piuttosto rachitica e poi una testa di riccioli ed infine un naso rossissimo, sopra cui capeggiavano gli occhietti, l'unico segno della sua vivacità: "Ho sentito parlare di avventure qui!".
    Dopo la lezione di Astronomia aveva seguito con una certa discrezione Briseis, con l'idea di farle qualche scherzo (non aveva esattamente idea di cosa): dopo che si erano conosciuti al binario, avevano discusso su quanto fossero idioti i loro rispettivi fratelli e amici, avevano deciso di condividere qualche Cioccorana insieme...beh, Seamus era già del tutto partito per un mondo dove erano bff e tante cose. Quindi era comparso alle sue spalle e stava giusto per urlarle un fragoroso 'buh!', quando lei aveva aperto la porta del bagno e l'aveva sbattuta, facendola finire in una parte imprecisata della faccia di Seimi, tra cui anche il suo naso. Niente di rotto, però! Quindi l'avventura poteva avere inizio...!
    ...ma, aspetta: "Tu chi saresti, invece?" ovviamente sapeva che il tizio apparteneva al suo stesso anno - santo cielo, avevano appena frequentato la stessa lezione! -, ma non aveva affatto registrato, al contrario di Briseis, la sua identità. troppo entusiasta della materia che stava andando ad affrontare.
    "...so di aver interrotto qualcosa, ma vorrei un'espressione entusiasta, almeno da uno di voi." guardò la ragazzina con la sensazione che avrebbe compreso dove stesse andando a parare, al contrario di Tizio con OcchiCangianti.

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    Edited by .Ly - 16/8/2015, 20:12
     
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    Noah Fenris Elderson
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    Stette lì ad ascoltarla per svariati secondi, fino a quando mentalmente non si chiese perché aveva fatto quella domanda e quella considerazione; tutto quello che gli stava buttando in faccia era sostanzialmente impossibile da riprodurre nella realtà; davvero pensava che conoscere qualche passaggio nascosto ed evitare i luoghi più grandi del Castello avrebbe fatto in modo che nessun sorvegliante li scoprisse? Probabilmente, considerando la proverbiale fortuna dei primini malcapitati, avrebbero trovato Bruttobastardo che dormiva fuori dalla porta della serra.
    Quando Briseis si bloccò, assumendo nuovmente quello sguardo e quella posa sospettosa, Noah fece un piccolo passo indietro, come se volesse proteggersi da qualche incantesimo lanciatogli con l'indice a mo' di bacchetta. Poi, semplicemente, sgranò gli occhi «Io non ti ho mai detto di volerti aiut-» anche lui dovette bloccarsi nel proferire la giustificazione contro "l'accusa".
    La porta del bagno si era nuovamente aperta, per un piccolo rarissimo e prezioso istante aveva sperato si trattasse di un Prefetto o del Caposcuola, venuto a controllare, così avrebbe sbattuto nel suo dormitorio la ragazzina che era entrata nel bagno dei maschi, e lui sarebbe tornato nei Sotterranei a leggere in pace.
    Ma no... Era solo Bridgestone. Sì, di lui apparentemente ricordava il cognome in modo vago, forse era uno di quelli che aveva memorizzato durante gli appelli delle lezioni. Tirò fuori l'aria dai polmoni, lasciando cadere in basso le spalle e le braccia lungo ai fianchi, deluso. Seamus non avrebbe avuto da lui la faccia che si aspettava. «Sono Noah» disse rapidamente, lo sguardo corrugato ed il volto che pareva imbronciato «E non hai interrotto nulla, lei ha sbagliato bagno ed io sto per svegliarmi da questo incubo... Devo essermi addormentato appoggiato ai lavandini, mentre leggevo» (Autoconvincimento MODE: ON) si diresse verso i rubinetti in marmo a cui era precedentemente appoggiato, si sistemò, chiuse gli occhi, incrociò le braccia, contò mentalmente fino a cinque, riaprì gli occhi. «No, siete ancora qui» espressione visibilmente delusa.
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    Briseis Prescott
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    «Ma certo che vuol dire che intendi aiutarmi» si stava rispondendo Briseis esattamente cinque secondi dopo aver posto la domanda, coprendo così la risposta che proveniva da colui a cui effettivamente l'aveva rivolta, vale a dire il diretto interessato. Usò un tono ragionevole e pacato, come per darsi della stupida per aver posto una domanda così idiota quando era evidente che occhibelli smaniava dalla voglia di imbarcarsi con lei in quell'avventura.
    Non ebbe la possibilità di aggiungere altro perché la porta alle sue spalle si aprì e sulla soglia comparve Seamus, il tipetto riccio con cui aveva fatto amicizia in treno -si era rifugiato dietro la schiena di Briseis per fuggire alla battaglia di bombe d'acqua che i suoi geniali fratelli avevano incominciato sul binario 9 3/4 e che era arrivata a coinvolgere il novanta percento dei ragazzi di VI e VII anno fino a quando un tizio biondo dall'aria incazzosa non era intervenuto per sedare il tutto (prima che un tizio moro non gli tirasse addosso una bomba d'acqua e gli urlasse "Sutton, QUI non sei Caposcuola!"). Briseis rivolse al nuovo arrivato un grosso sorriso e non si chiese minimamente cosa lui ci facesse lì a quell'ora: era impegnata a farsi scaldare il cuore dalla vista di un viso conosciuto che la faceva sentire meno sola in quel castello.
    «Nostro eroe, arrivi giusto in tempo per aiutarci a salvare una damigella in pericolo» disse, ammiccando a sé e a Elderson come se questi avesse mai dato il più piccolo segno di aver accettato di partecipare all'impresa;
    «Che sarei io.» specificò poi, con un sorriso ridicolo; assunse un'aria colpevole e: «Ho dimenticato il bulbo della Gaunt nella serra della Gaunt» spiegò, rendendosi conto di possedere in abbondanza il dono della sintesi.
    Si volse poi verso occhibelli, che aveva appena detto il proprio nome (Briseis gli sorrise e si sforzò di memorizzarlo: dopotutto era un bel nome, mitologico quanto il suo, sebbene di tutt'altra mitologia), e rise di gusto della sua scena. Era davvero rassegnato, quel tipetto. Briseis si sentì in colpa per avergli rovinato la serata e sconvolto la vita, ma solo per un secondo.
    «Tu mi sei simpatico!» gli annunciò ancora ridanciana quando Noah riaprì gli occhi e con aria delusa prese nota del fatto di non trovarsi in un sogno.
    «Suvvia, non farti pregare. Io e lui siamo totalmente sprovveduti; andiamo, guardaci! Come potremmo fare senza di te?»
    No, non aveva intenti ironici; era davvero convinta di quel che stava dicendo, e lo disse infatti con pacata sincerità. E con un pacato sorriso, ovvio.
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    Seamus Bridgestone
    Grifondoro ❖ I


    Perfetto, Noah: registrato. Seamus su era di quelli che ricordavano certi nomi in dati momenti, sopratutto allo scopo di poterli coinvolgere. E se quella persona in particolare era pure riluttante, ancora meglio: significava per lui mostrare un nuovo mondo. Era un cucciolo d'uomo, dopotutto, di quelli che si aspettano che la vita sia solo in una certa maniera.
    "Certo che siamo ancora qui!" esclamò, ampliando le braccia e sorridendogli entusiasta. Molto entusiasta. A quel punto, abbassando le braccia, si rivolse a Briseis, senza smettere affatto di sorridere: "Sempre a sua disposizione, madamigella: sono qui per servirla, qualunque sia la missione!" Una notizia che sicuramente non stava affatto acquietando lo spirito avverso (avversissimo) di Elderson, che, poco male, avrebbe collaborato. Era disinformato circa la presenza di Bruttobastardo, la cui presenza avrebbe scoraggiato gli audaci, ma non i più audaci: "il nostro giovane paggio ha qualche motivazione ragionevole per non partecipare all'impresa?" una domanda del genere era quella che chiariva la differenza tra lui è Alec in maniera imprescindibile: Alec si sarebbe strozzato prima di porre una domanda del genere. O, perlomeno, poteva anche essere, ma solo per bloccare un'avventura a cui Dylan si stava apprestando. Per Seimi era solo lo squillo di trombe per l'avvio di un'impresa.
    "Bisogna proprio che ci sei!" E così concluse, sicuro di averlo convinto.
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    Noah Fenris Elderson
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    Noah cominciava a pensare seriamente di avere a che fare con due degli studenti più tocchi della scuola, ed erano capitati a lui, tutte e due insieme, di notte! In lui, povero fanciullo, non era ancora nato il lato della serpe acida che era peculiarità della sua casa, quindi mandarli a quel paese su due piedi non gli riuscì per niente facile, anche perché, a dirla tutta, non pensava ce ne fosse davvero bisogno. Quei due sembravano sapere il fatto proprio e apparivano più complici di quanto Noah potesse nemmeno immaginare, sembrava quasi che si fossero messi d'accordo per giocargli un brutto tiro. Lui, per indole, non era affatto un ragazzino che si fidava molto, men che meno di due ragazzetti esagitati che sembravano usciti da un cartone animato babbano.
    «Questa storia finirà molto male, lo so» cominciò a dire «Se qualcuno vi scoprisse finireste ad estirpare erbacce nelle serre di erbologià per i prossimi sei anni» Oh, ed era sicurissimo che la Gaunt sarebbe stata capace di tanto, a costo di farle ricrescere magicamente tutti i giorni. A Noah non piaceva affatto fare la voce della ragione, il grillo parlante, anche perché riteneva di aver detto già ababstanza e più del dovuto, per i suoi gusti.
    "Io e lui siamo totalmente sprovveduti; andiamo, guardaci! Come potremmo fare senza di te?"
    "Bisogna proprio che ci sei!"
    Il ragazzetto alzò un sopracciglio, assumendo un'espressione che non sarebbe riuscito a spiegarsi nemmeno lui se si fosse visto allo specchio; come potevano dire delle cose del genere se lo avevano appena disturbato conosciuto NEL BAGNO! Stette lì a fissarli, per qualche istante, rimuginando su quelle frasi... Poi, con un sospiro rassegnato, che lasciò cadere le braccia lungo i finchi disse: «Come vi pare». Non sapeva bene nemmeno lui se avesse accettato o meno con quella frase, sperava solo che quella notte sarebbe passata in fretta e senza la sua aspulsione dalla scuola.
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    abyssum abyssus invocat

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    Briseis Prescott
    Corvonero ❖ I

    Seamus le stava dando corda: Bisogna proprio che ci sei!, disse infatti, con un certo entusiasmo, volgendosi verso Noah -che ormai avrebbe seriamente dovuto arrendersi all'ineluttabilità della vita e limitarsi a seguirli, vinto da Qualcosa Di Più Grande Di Lui. Briseis guardò Seamus e gli sorrise, mentre dentro di sé si chiedeva cosa mai avesse detto per convincere il Grifondoro non solo ad aiutarla, ma anche a convincere un perfetto sconosciuto a fare lo stesso. Insomma, lei e Seamus non erano amici, erano semplicemente due persone che avevano chiacchierato per un po' durante il viaggio in treno; eppure, rifletté Briseis, in un certo senso amici era proprio quello che sembravano in quel momento. Ricacciò indietro un piccolo sorriso che l stava nascendo sulle labbra e si rivolse a Noah.
    «Non finirà male» gli disse, incoraggiante «Io porto fortuna.» spiegò con un tono risoluto e molto serio che risultò totalmente indecifrabile: diceva sul serio? era ironica? Impossibile dirlo, ma era facile orientarsi verso la prima idea vedendo quanto fosse convinta ad andare effettivamente nelle serre a riprendersi il bulbo dimenticato.
    «E poi ci sei tu, con noi.» aggiunse quando udì quella frase di Elderson; stava accettando, no? Briseis non ebbe nemmeno un minimo dubbio che potesse non essere così. Rimase in silenzio un secondo, poi ruotò sui tacchi e fissò gli occhietti scuri sul viso tondo di Seamus.
    «Abbiamo un piano?» si informò. L'assenza dello stesso non pareva preoccuparla più di troppo.
    The sound of the wind is whispering in your ear.
    Can you feel it coming back?
    Through the warmth, through the cold, keep running 'til we're there.
    Blessed are the curious, for they shall have adventures
     
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    Seamus Bridgestone
    Grifondoro ❖ I


    Era difficile che Seamus soppesasse i suoi comportamenti: tanto non si era domandato perché impegnarsi ad aiutare Briseis nell'impresa, tanto non aveva affatto domandato a se stesso, nel rendersi disponibile, se vi fosse o meno bisogno di un piano. Per lui, che avrebbe affinato doti di pianificatore solo negli anni successivi, nell'interesse di sopravvivere ai graffi di Bruttobastardo, alle occhiatacce della Gaunt e agli sguardi sprezzanti di Thorne (quella sarebbe stata la normalità, con sua somma soddisfazione; ma tutto a suo tempo), non era necessario che esistesse un piano. Ripetiamo: non quella volta.
    Quando dunque la Prescott fece presente la questione, rimase chiaramente smarrito: "...no? - il dubbio iniziò a scavare nel suo ossuto corpicino - Quali potrebbero essere gli ostacoli, oltre a Sutton?" il nome di quel tizio era stato molto facile da memorizzare, persino per lui: era stato l'unico a tentare di interporsi nella guerra tra i fratelli di Bri, Dylan e qualche altro personaggio. Sperava che loro avessero qualche informazione ulteriore; ad esempio, avere un'idea più precisa della sua di come fosse fatto il castello, che per ora era un ammasso di "yay!" e "ommioddio, le scale si muovonooo!".
    Ww laugh until we think we'll die,
    barefoot on a summer night
    nothin' new is sweeter than with you

    And in the streets we're running
    free like it's only you and me
    geez, you're something to see
    « Life sounds like: i'm alive! »
     
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    The Archmage

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    Noah Fenris Elderson
    SERPEVERDE ❖ I
    No, wait. Come sarebbe a dire che non avevano un piano? Il fatto che, alla scoperta di quel particolare, Noah non avesse nemmeno mosso un muscolo stava davvero a significare che il ragazzino si era rassegnato a dover seguire i suoi compagni in quella pazza e scapestrata gita notturna in compagnia di due esaltati. «Tu avevi detto di averlo un piano» sentenziò, con voce bassa ma tono vagamente accusatorio, riferendosi a Briseis «Avevi detto di conoscere a memoria la strada fino alle serre e di avere un modo per superare l'ingresso principale senza essere visti» terminò. Non che non si fidasse di q- no, ok, in realtà non si fidava per niente, però comunque aveva dato la sua parola nella speranza che quella situazione si risolvesse presto in lui che se ne tornava a leggere i suoi libri sulle rune in santa pace; allo stesso tempo non ci teneva assolutamente a rischiare note disciplinari il primo giorno (o la prima notte) di scuola, sarebbe stato ridicolo, ed incappare nei prefetti di turno o nei sorveglianti sarebbe stato davvero sciocco. Probabilmente, e lui ancora non se ne era reso conto, Noah prendeva fin troppo seriamente ogni cosa, dopo tutto si trattava di una passeggiata notturna di tre undicenni in una serra abitata da piante e creature magiche, cosa mai sarebbe potuto andare storto? Un sacco di cose, secondo la sua testa fasciata prima del tempo; in ogni caso calarsi con un lensuolo dalla torre di Astronomia sarebbe sembrata un'idea migliore di attraversare l'ingresso principale, ma non lo disse, volle evitare di immettere idee pericolose nella mente già poco stabile dei due compagni di corso.
    "Why do people insist on creating things that will inevitably be destroyed? Why do people cling to life, knowing that they must someday die? ...Knowing that none of it will have meant anything once they do?"
    « I hear your voice on the wind ~»
     
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