I'll drink to that

2 settembre 2013

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  1. Valsi;
     
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    Tamsin Polglase
    SERPEVERDE ❖ VII
    La prima giornata di lezione era trascorsa senza particolari sorprese, nulla di veramente degno di nota. Il tema ricorrente con cui quasi ogni insegnante aveva esordito era l’assoluta imminenza dei M.A.G.O., quanto loro fossero impreparati e quanto difficile sarebbe stato il programma. Tamsin si domandava se avrebbero continuato su quel tono per i successivi dieci mesi e l’idea le aveva fatto alzare gli occhi al cielo più di una volta.
    Quella sera dopo cena non aveva voglia di tornare subito nei sotterranei. Non era che non le andasse di trascorrere del tempo insieme ai suoi compagni di casa – o almeno alcuni di loro-, semplicemente non aveva ancora trovato l’occasione di fare un salto alla redazione del giornalino, e dopo più di due mesi quel luogo la attirava come una calamita. Si ritrovò nel corridoio del secondo piano senza quasi rendersene conto.
    Varcò la soglia e sorrise tra sé, sentendo il familiare odore di carta stampata che ormai impregnava quelle quattro mura. Gli elfi l’avevano tirata a lucido ed era ancora tutto in ordine; qualcuno, non lei, aveva suggerito di mettere in ordine prima di tornare a casa per le vacanze, ma con l’inizio dell’anno scolastico la cosa sarebbe durata non più di un paio di giorni.
    Si diresse verso la sua scrivania e si accomodò sulla sedia: si sentiva a casa. La redazione era uno dei suoi posti preferiti di Hogwarts: era sì il luogo in cui scriveva i suoi articoli, ma era anche dove si stabiliva quando non voleva scocciatori intorno, quando era troppo arrabbiata per tollerare gli altri esseri umani, o quando semplicemente voleva rilassarsi. Quella sera si trattava della terza ipotesi.
    «You said we were going to lunch.»
    «Tomato juice. Celery. Vodka. Looks like lunch to me.»
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    Edited by Nao-chan - 21/8/2015, 17:39
     
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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Abel aveva trascorso l'intera giornata in stato di estasi: quell'anno il loro orario prevedeva che la prima lezione del lunedì fosse Rune, e quell'anno il loro primo giorno di lezioni era un lunedì; come poteva non essere felice quando il primo insegnante che aveva avuto il piacere di rivedere in aula era proprio Thorne? Probabilmente Thorne stava trascorrendo la giornata in stato di prostrazione e nevrosi per lo stesso motivo, ma Abel era così felice e sorridente che quasi quasi non sembrava lui: prima di pranzo aveva aiutato due primelli a ritrovare la strada per il dormitorio Grifondoro senza indirizzarli accidentalmente da Ser Caradoc, durante l'ora della Gaunt aveva canticchiato allegramente alla propria pianta e durante Aritmanzia non aveva tentato nemmeno una volta di far sbagliare i calcoli a Rusty. Era felice. Era felice e ogni fibra del suo corpo lo mostrava: viso più rilassato, camminata leggera, sguardo serafico; Abel Matthews sembrava quasi un bimbetto buono e innocente -cosa che lui aveva in realtà smesso di essere intorno ai sei anni.
    Dopo cena si era ritrovato a passeggiare fuori dalla Sala Grande osservando i primini con occhio esperto e critico, poi, di punto in bianco, aveva automaticamente imboccato le scale e diretto i propri passi verso la redazione. Così, come sempre si trovava ad entrare in quella stanza: senza un motivo preciso.
    Aprì la porta senza bussare e cercò con lo sguardo la Polglase: era sicuro che lei fosse lì, perché lei era il genere di persona che trascorre la prima serata dell'anno chiusa nella sua amata redazione. Abel non fece commenti a riguardo -non perché era felice grazie alla vista di Thorne, ma perché faceva tutto parte del suo piano, ormai sedimentato dentro di lui, di tenersi buoni i giornalisti per più di una buona ragione- e perse un po' di tempo a chiudersi la porta alle spalle.
    «Buonasera, Polglase; abbiamo già iniziato a dire cattiverie sulla gente?» domandò, dopo averle rivolto un indecifrabile sorriso di saluto; aveva utilizzato un tono neutro ma tendente all'amichevole, sottilmente ironico, di quell'ironia che rende partecipi, non che esclude.
    Si avviò verso la più ingombra delle scrivanie come se fosse un suo diritto e dovere stare in quella stanza, poi si chinò e aprì il secondo cassetto; come faceva a sapere che lì dentro stavano alcuni vecchi bicchieri col marchio sbiadito della Testa di Porco e due bottiglie? Semplice: ce li aveva messi lui due anni prima, sorridendo alla Polglase e all'allora responsabile dell'archivio fotografico, un tizio barboso come sua nonna che fortunatamente si era diplomato e se ne era andato lontano da lì.
    Abel prese due bicchieri e li mise sulla scrivania, poi iniziò a riempirli con un po' di idromele e del succo di ribes; era un cocktail che gli usciva piuttosto bene, e l'unico che fosse godibile anche se caldo. Nel frattempo attendeva la sua risposta, e continuava a sorridere serafico.
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  3. Valsi;
     
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    Tamsin Polglase
    SERPEVERDE ❖ VII
    Tamsin aveva iniziato a sfogliare distrattamente un libro che aveva dimenticato sulla scrivania. L’aveva iniziato poco prima delle vacanze ed era sicurissima di averlo portato con sé, infatti l’aveva cercato per settimane, ma aveva dovuto arrendersi all’evidenza che l’aveva perso da qualche parte. A quanto pare non era andato perduto.
    Non lesse che poche righe, prima che la porta della redazione si aprisse rivelando Abel Matthews sulla soglia.
    Sollevò lo sguardo, per nulla sorpresa che si trattasse di lui, perché quasi chiunque altro avrebbe bussato, e non batté ciglio quando lui entrò facendo come se fosse a casa sua.
    Gli fece un cenno con il capo, accompagnato da un leggero sorriso; Tamsin non era una persona che elargiva spesso sorrisi, quello che gli aveva appena rivolto era forse il massimo che ci si poteva aspettare da lei. Ripose il libro, dedicando ad Abel la propria attenzione.
    Sapeva che con abbiamo già iniziato in realtà non intendeva altri che lei, ma decise ugualmente di includerlo nella risposta, che le sembrava calzasse a pennello per entrambi.
    "Perché, abbiamo mai smesso?" domandò con uno sguardo complice.
    Tamsin era tutto fuorché una stacanovista, e iniziare a lavorare ad un articolo la seconda sera ad Hogwarts era l’ultima cosa che aveva in mente. Le vacanze estive avevano sicuramente fornito una quantità considerevole del genere di gossip di cui la stragrande maggioranza degli studenti andava così ghiotta, ma per il momento non era affar suo e non poteva importarle di meno.
    Il suo viso si illuminò mentre guardava Matthews preparare i drink - il ragazzo aveva un discreto talento -, e si accomodò meglio sulla sedia per scambiare due chiacchiere con lui. Se Henry Guastafeste Sutton avesse saputo che, con la sua complicità, Matthews nascondeva degli alcolici alla redazione, avrebbero dovuto sorbirsi entrambi una delle sue lunghissime ramanzine, ma il punto di nasconderli lì era proprio che non l’avrebbe mai sospettato, e la presenza di Tamsin era sufficiente a tenere alla larga gli altri ficcanaso.
    "Come mai sei così felice?" chiese accigliandosi, un po’ perplessa dal suo buonumore. Abel aveva un’aria così palesemente raggiante che era impossibile da ignorare.
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    Edited by Nao-chan - 21/8/2015, 17:40
     
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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Abbiamo mai smesso?
    Abel stava mescolando il contenuto dei due bicchieri con uno stecco di plastica che teneva nel cassetto insieme alle bottiglie, ma interruppe il proprio meticoloso lavoro il tempo necessario a sollevare il viso, ruotare leggermente il collo e scoccare a Tamsin un sorrisetto complice; mezzo secondo dopo stava finendo di mescolare idromele e succo, e aggiungendo un po' di vodka versata da una bottiglia che bisognava mettere in conto di rimpinguare di lì a poco: con il secondo cocktail, quasi quasi raschiò il fondo della bottiglia. Beh, poco male: quando fosse finita per davvero, lui sarebbe andato diritto da Sutton a lamentarsi del fatto che gli alcolici in redazione erano terminati e nessuno aveva pensato di comprarne di nuovi.
    Probabilmente sarebbe finito in punizione fino al termine dell'anno, ma era certo che prima Sutton si sarebbe accigliato e avrebbe genuinamente chiesto "quali alcolici in redazione?" con voce colma di zelo, e questo momento da solo valeva bene i suoi sabati sera.
    Ripose la bacchetta di plastica, prese i bicchieri e andò a porgerne uno a Tamsin.
    «Sono felice, mia cara» iniziò a dire, suadente e teatrale, mentre le lasciava il bicchiere in mano, per poi dirigersi verso la scrivania più prossima e sedervisi sopra «Perché questa mattina ho avuto il piacere di rivedere la luce delle mie altrimenti tristi giornate.» spiegò. Scoccò un'occhiata a Tamsin, come ad invitarla a tentare la sorte provando a dire un nome; normalmente usava la definizione 'luce della mia vita' per Andrew, mentre l'appellativo di 'colei che dissipa la tristezza dalla mia vita' era monopolio di Agatha. Ahhh, che bella la vita. Sogghignò tra sé e sé, poi prese la prima sorsata di cocktail e si complimentò mentalmente con se stesso.
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    Edited by Glowen - 19/8/2015, 19:03
     
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    Tamsin Polglase
    SERPEVERDE ❖ VII
    Tamsin osservava Abel preparare i cocktail, la sicurezza dei suoi gesti e il regolare tintinnio dello stecco contro i bicchieri mentre mescolava; aveva quasi qualcosa di ipnotico. Era un pensiero che formulava spesso quando guardava qualcuno preparare un drink con mani esperte.
    Prese il bicchiere che le porgeva, ringraziandolo. Non era la prima volta che le preparava quel cocktail, e non era nemmeno la prima che bevevano insieme, ma era qualcosa che solevano fare di tanto in tanto senza una particolare ragione, se non quella di scambiare due chiacchiere.
    C’erano altre sedie intorno a loro, ma non la sorprese che Matthews avesse preferito la scrivania: sempre al centro dell’attenzione, come se non bastasse il suo carisma per spingere chiunque a seguirlo con lo sguardo e ascoltare quel che aveva da dire.
    Ruotò leggermente la sedia nella sua direzione e incrociò le gambe.
    Perché questa mattina ho avuto il piacere di rivedere la luce delle mie altrimenti tristi giornate.
    Tamsin lo studiò per qualche istante, con un aria tra la scettica e la divertita. Era praticamente certa che fosse ironico e non si stesse riferendo a una ragazza, doveva trattarsi di qualcuno che Abel si divertiva a infastidire, ma questo comprendeva comunque una lunga lista di nomi.
    "Di nuovo Rhoads?" tentò di indovinare, inarcando un sopracciglio. "Te lo devo dire, sto iniziando a pensare che tu faccia sul serio con lui." Non l’aveva detto col tono irrisorio e tagliente che rivolgeva normalmente alle persone, ma col tono con cui si scherza con un vecchio amico. Non lo considerava davvero tale, a dire il vero non c’era nessuno con cui abbassasse del tutto le difese, però le era simpatico e era divertente averlo intorno.

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    Edited by Nao-chan - 21/8/2015, 17:40
     
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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    «Rhoads è sempre nel mio cuore.» confermò fin troppo serio per essere serio davvero. Stava tenendo il bicchiere con entrambe le mani, e approfittò della posizione per abbassare il viso come in preghiera e annuire solennemente. Non lo spaventava il pensiero che la Polglase potesse prenderlo sul serio, in primis perché lei non era così stupida da credere ai suoi vaneggiamenti, in secondo luogo perché se anche l'intera scuola avesse pensato che lui intrattenesse per davvero una relazione con Rhoads non gliene sarebbe potuto importare di meno; Rhoads avrebbe probabilmente avuto un nuovo crollo psicotico, ma Abel...ohh, Abel: lui si sarebbe limitato a ridacchiare con aria indecifrabile -e magari avrebbe preso l'occasione per proporre un brindisi al proprio matrimonio nel pieno di una lezione di Thorne. Sì, ci provava gusto ad essere irritante.
    «Però -ahimè- lui persevera nel rifiutare le mie onorevoli e onestissime avances» riprese, come se non avesse mai smesso di parlare, adottando la consueta cadenza ritmica che contraddistingueva il suo eloquio; sapeva come farsi ascoltare, lo aveva sempre saputo.
    «Quindi, mia principessa, mi spiace davvero dover dire che hai sbagliato; non fraintendermi: non è che vedere lo splendido deretano di Rhoads non faccia battere il mio cuoricino, ma la luce cui mi riferivo è quella del nostro biondico professore» chissà perché quel giorno aveva deciso di imbastire un discorso arzigogolato e pseudo aulico, chissà. Ad ogni modo lo terminò con un guizzo negli occhi e un sorriso vagamente complice per Tamsin.
    «Non tentare di negare che anche il tuo animo palpita in sua presenza» terminò, giusto per essere un cazzone fino in fondo; poi, finalmente, si prese il tempo per svuotare il bicchiere fin oltre la metà.
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    Tamsin Polglase
    SERPEVERDE ❖ VII
    Tamsin cercò di trattenere una risata, ma non poté fare a meno di sogghignare sentendo la risposta, e scosse la testa.
    "Non riesco a immaginare perché," commentò e finse di rifletterci seriamente, come se fosse impossibile non credere alle sincere dichiarazioni d’amore di Matthews.
    "Sono certa che le tue intenzioni con Rhoads sono del tutto onorevoli," aggiunse dopo una breve pausa, e bevve un lungo sorso dal suo bicchiere mentre ascoltava il resto.
    Matthews era ancora del tutto sobrio e stava già vaneggiando, ma lei gli diede corda, anche perché era molto interessata a qualunque discorso comprendesse il culo di Rhoads, che si era guadagnato svariate occhiatine tutt’altro che discrete da parte sua e anche qualche apprezzamento sulla Cloaca.
    Se solo non fosse così sostenuto! Ma non sarebbe stato Rhoads.
    Era un po’ delusa di non aver indovinato, perché ripensandoci adesso le sembrava ovvio che parlasse di Thorne. Cioè, non era ovvio per niente che ’luce delle mie giornate’ fosse l’epiteto appropriato da attribuire a un professore, ma conoscendo Abel ci sarebbe dovuta arrivare. Erano anni che sfinire il professore sembrava la sua ragione di vita.
    Lei stessa era stata piacevolmente sorpresa quando aveva saputo che la prima lezione del lunedì era Antiche Rune, e non c’entrava quasi per nulla il fatto che fosse la sua materia preferita. Che Thorne fosse l’uomo più scopabile di Hogwarts era un fatto incontestabile.
    "Oh, Matthews, credo che anche le pareti palpitino in presenza di Thorne" rispose, ammiccando al ragazzo.
    Riprese a sorseggiare il suo drink con un sorrisetto sulle labbra.

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Non riesco a immaginare perché
    «Proprio non me lo so spiegare.» chiosò la voce suadente di Abel; abbassò il bicchiere e lo posò sulla scrivania, fregandosi poi la mano contro il bordo del maglioncino della divisa. Non era sicuramente il suo drink preferito, così dolciastro, ma siccome lo aveva preparato lui sarebbe stato davvero incoerente lamentarsene.
    Sapeva bene che il deretano di Rhoads aveva trovato il suo posto negli articoli della Cloaca: un paio di volte aveva fatto una notevole fatica per assicurarsi che fosse così. Perché, volete sapere? Perché si annoiava, probabilmente. Abel Matthews era una di quelle persone a cui non bisognerebbe mai lasciare del tempo libero, mai. Non è salutare per loro e per chi le circonda.
    «Le pareti sono sagge.» confermò, lasciando che la voce, teatrale, suonasse come trasportata da un'enfasi a stento contenuta. Se avesse sentito la Polglase definire Thorne 'scopabile' probabilmente si sarebbe accigliato e la sua pronta battuta sarebbe arrivata in ritardo di qualche secondo, trattenuta dallo stupore. Il fatto che Abel non considerasse Thorne attraente non aveva a che fare col fatto che fosse eterosessuale (ebbene sì, Abel è eterosessuale; nonostante tutto ciò che avete sentito fin ora dalle sue labbra, sì.); era infatti inconcepibile per lui che qualcuno, a prescindere da genere, orientamento sessuale, etnia e quant'altro, potesse trovare attraente una cella frigorifera con la parrucca. Tuttavia la Polglase non pronunciò ad alta voce quell'apprezzamento, dunque Abel poté rimanere seduto su quella scrivania a giocarsi qualche posa.
    «A quando un articolo su di lui, principessa?» si interessò poi, animato da un'improvvisa ispirazione.
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    Tamsin Polglase
    SERPEVERDE ❖ VII
    Non era sua abitudine condividere informazioni con altre persone prima che venissero pubblicate, infatti quando si trattava di scoop di una certa portata li custodiva come se fossero segreti di stato, portando i suoi appunti sempre con sé e proteggendoli con ogni fattura che i suoi sei anni ad Hogwarts le permettevano.
    Trattandosi di un giornalino scolastico la sua segretezza era del tutto fuori luogo, perché aveva a che fare al massimo con pettegolezzi, notizie relative ai club o alle squadre di Quidditch e altre cose di scarso se non dubbio interesse, ma visto che faceva un lavoro tanto valeva farlo fino in fondo.
    Tuttavia, Abel era uno dei suoi informatori - e forse anche per questo buona parte di quello che scriveva sulla Cloaca erano cazzate -, perciò ricambiava volentieri il favore quando poteva, anche perché lui era il tipo da tenersi le cose per sé fino a quando non fosse giunto il momento migliore per utilizzarle contro la persona in questione. Purtroppo quel giorno non aveva niente di interessante.
    "Non saprei," rispose, e sospirò con frustrazione. "Al momento l’informazione più esaltante che ho su di lui è che ha frequentato Hogwarts insieme al nuovo prof di Pozioni" spiegò alzando gli occhi al cielo.
    Poteva andare a curiosare nei vecchi annuari in cerca di qualche foto imbarazzante dei tempi della scuola, sicuramente la moda anni ’90 le avrebbe fornito del buon materiale, e forse poteva inventare qualcosa come una lunga faida tra i due, un triangolo amoroso o un amore non corrisposto, ma non le piaceva troppo inventare: le toglieva tutto il divertimento.
    "E tu, hai qualcosa per me?" chiese interessata, rigirandosi il bicchiere tra le mani. "Perché ti giuro che se mi tocca scrivere l’ennesimo articolo sul nuovo taglio di capelli di Hogarth, lo affogo nel lago nero con le mie stesse mani. E sarebbe uno spreco."
    Lanciò a Matthews un sorriso complice e vuotò il resto del suo bicchiere.

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Per un breve momento una luce attraversò gli occhi di Abel; fu perfettamente evidente, anche perché lui non fece nulla per nasconderla: una specie di scintilla partì dall'angolo dell'occhio destro, lo attraversò completamente e uscì dall'angolo opposto dell'occhio opposto, quasi come se qualcuno avesse lanciato nell'aria una candela la cui traiettoria si fosse riflessa nelle sue iridi chiare. Era una luce che diceva chiaramente: mh, interessante. Un sogghignetto che non prometteva niente di buono gli increspò le labbra proprio mentre lui sollevava lentamente il viso dal bicchiere che aveva tra le mani e lo rivolgeva in direzione della Polglase.
    «E la definisci poco?» si informò, avendo colto il moto di frustrazione nella voce della compagna;
    «Hai davanti un vaso di Pandora e non ti resta che scoperchiarlo.» suggerì. Abel era esattamente il tipo di persona che avrebbe aperto il vero vaso di Pandora solo per vedere l'effetto che faceva, e che non se ne sarebbe pentito. Curiosity killed the cat but satisfaction brought it back, chissà perché nessuno citava mai il proverbio nella sua interezza.
    Avvicinò il bicchiere alle labbra e ne bevve un sorso, ma non parve goderselo: era evidente che era assorto in qualche pensiero sicuramente non puro e lindo. Nello specifico stava prendendo un appunto mentale per la prima lezione di Pozioni: non appena il professore avesse chiesto se qualcuno aveva delle domande, lui avrebbe alzato la mano e chiesto «Com'era Thorne a scuola?». Non pensava che il nuovo professore fosse disponibile a trascorrere la propria lezione parlando della trascorsa giovinezza, tuttavia sperava che la sorpresa per una domanda così fuori luogo gli facesse iniziare una frase prima di realizzare, interrompersi e dire 'questo non è inerente'. Abel, ancora, sorrise tra sé e sé, poi riemerse dai propri pensieri e si concentrò finalmente su ciò che aveva effettivamente davanti, cioè non il misterioso docente di Pozioni ma il viso della Polglase.
    «Il nuovo taglio di capelli di Hogarth è meraviglioso, non sminuirlo così.» disse ovviamente sarcastico, ma all'apparenza serissimo -tanto da non sembrare per niente uno che non vedeva Hogarth dal giugno scorso e non aveva la minima idea di come fossero attualmente i suoi capelli. La presenza di Terry Hogarth al mondo divertiva parecchio Abel Matthews, bisogna ammetterlo.
    «Mh, potrei dirti una cosa, in effetti; ma non devi chiedermi come faccio a saperla» propose.
    Stava ridendo: era probabile che il motivo per cui lui fosse a conoscenza di questo misterioso fatto fosse almeno in parte causa del fatto stesso, e dunque facilmente evincibile da un racconto dello stesso. Poco male: se davvero avesse voluto mantenere segreto qualcosa, non ne avrebbe parlato e basta.
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    Tamsin Polglase
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    Tamsin osservò divertita la reazione di Abel, il guizzo vivace che gli aveva attraversato gli occhi, e fu certa che stesse già architettando come trarre vantaggio dall’informazione che gli aveva dato. Avrebbe potuto scommettere che a partire dal giorno seguente il professore di Pozioni avrebbe avuto alle calcagna due ficcanaso al prezzo di uno.
    “So cosa intendi, ma è meglio non farsi illusioni nel caso si conoscessero appena e Oswald non sapesse altro che ‘Era un ottimo studente’, perché questo non interessa a nessuno,” gli disse con un sorrisetto sarcastico, ben consapevole che non era quello il tipo di informazione che interessava a loro.
    Non aveva ancora parlato con il professor Oswald, né assistito ad una sua lezione, perciò non aveva idea di cosa aspettarsi da lui, ma aveva avuto modo di dargli un’occhiata durante i pasti e sembrava avere un’aria piuttosto cordiale, ben diversa dall’algida freddezza del professor Thorne. L’idea che i due potessero essere amici e che Thorne ne avesse fatto il suo confidente, aprendogli il suo cuore, era semplicemente ridicola. Già era assurdo mettere Thorne e cuore nella stessa frase.
    Tuttavia, Tamsin non era una che si arrendeva senza fare almeno un tentativo, e aveva dalla sua il fatto che il professore fosse nuovo e non avesse ancora avuto modo di vedere il suo nome sul giornalino: se sapeva qualcosa di interessante, poteva spillargli informazioni senza che lui sospettasse niente.
    “Comunque continuerò a scavare,” annunciò risoluta, mentre appoggiava il bicchiere vuoto sulla scrivania accanto a lei. Se davvero c’erano degli scheletri nell’armadio del professor Thorne, lei avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per riesumarlo.
    Sorrise al commento di Abel su Terry. “Oh, sì, gli sta d’incanto, ma il dizionario ha un numero finito di parole con cui si possano descrivere i capelli di una persona, e negli ultimi quattro anni credo di averli usati tutti,” ridacchiò alla sua stessa battuta.
    Mh, potrei dirti una cosa, in effetti; ma non devi chiedermi come faccio a saperla.
    “Okay, sentiamo” lo guardò con diletto da sotto le sue ciglia bionde. La frase di Matthews era ben poco criptica e lei sapeva leggere fra le righe, ma non era il tipo da fare la spia, di qualunque cosa si fosse trattato, e Abel ormai lo sapeva.

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    Abel Matthews
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    Quando la Polglase fece riferimento al fatto che il professor Oswald avrebbe potuto non aver nulla di interessante da dire, Abel fece una piccola smorfia. Fuori sembrava intristito da questa eventualità, dentro di sé stava pensando che per la Cloaca non era mai stato importante cosa una persona effettivamente dicesse o meno -la chiamavano la Cloaca per un motivo, no?
    Lui stesso era pronto a raccontare a Thorne (ovviamente interrompendo una lezione del suo momento clou) con quale enfasi ed eloquenza e pathos il professor Oswald avesse raccontato loro di quella volta in cui lui medesimo e il "caro Raphael" erano andati in vacanza insieme sulle spiagge di Ibiza -poco importava se, in realtà, Oswald non avesse detto una sola parola incominciante per 'I' per tutto il corso della lezione. La Cloaca avrebbe potuto fare di meglio; non era un giornale abbastanza serio per verificare alcunché, e spesso sembrava esistere proprio per non verificarlo. Il fatto che tutti lo leggessero comunque, gli conferiva credibilità. La gente iniziava a parlare degli eventi raccontati sulla Cloaca, ed essi diventavano immediatamente molto più reali e veri -bugie o verità è irrilevante: la storia migliore vince.
    Si riscosse dai propri pensieri e guardò per un momento il bicchiere, agitandone il liquido per mescolarlo un po'.
    «Potrebbe essere che il professor Thorne e il neocaposcuola Sutton abbiano ricevuto una miriade di lettere di stima e amore durante il mese di agosto. Rosa. Profumate. Alla lavanda.» rivelò, col tono certo e indefinibile di chi, per esempio, disquisisce circa le previsioni meteorologiche di un'area in cui non vive e dove non intende recarsi nell'immediato futuro.
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    Tamsin notò che Matthews si rigirava il bicchiere tra le mani. Non aveva idea che il ragazzo non gradisse particolarmente il cocktail da lui stesso preparato, perché non ne aveva dato segno, così lei pensò che forse avesse cambiato idea o non fosse più dell’umore per bere; oppure il drink era solo una scusa per bighellonare alla redazione. Era una persona abbastanza imprevedibile, ma in fondo era anche questo a rendere la sua compagnia interessante per Tamsin.
    Aveva detto potrebbe essere, come se fosse un’eventualità distante che non aveva nulla a che fare con lui, e già a quel punto Tamsin gli lanciò un sorrisetto diffidente, poi man mano che il ragazzo aggiungeva dettagli il suo sorriso si fece via via più divertito, finché alla fine le scappò una leggera risata.
    “Cos’avrei dato per vedere le loro facce,” esclamò con una punta di delusione.
    Si immaginò il professor Thorne che, dopo aver aperto la prima lettera, la fissava orripilato per poi incenerirla, e la sua espressione fumante quando giorno dopo giorno gliene venivano recapitate di nuove. Sutton era fin troppo diligente, Tamsin non riusciva a vederselo che gettava delle lettere senza prima leggerle con attenzione, anche se erano lettere rosa, anche se profumavano di lavanda, perciò se lo immaginava intento a leggerle seriamente per poi innervosirsi perché aveva sprecato del tempo dietro a frivolezze. Quanto le sarebbe piaciuto sapere com’era andata veramente.
    “Sai anche se hanno risposto?” domandò, più retoricamente che altro, perché era sicura di conoscere già la risposta.
    Poi improvvisamente le venne in mente qualcosa e assottigliò lo sguardo con aria assorta.
    “Com’erano firmate le lettere?” chiese ad Abel inclinando leggermente la testa. Aveva un’idea piuttosto chiara del mittente, ma non poteva fare a meno di chiedersi se avesse lasciato le lettere da parte di ammiratori segreti o se invece si fosse firmato col nome di qualche loro conoscenza.

    «You said we were going to lunch.»
    «Tomato juice. Celery. Vodka. Looks like lunch to me.»
    « Do I look like I care? »


    Edited by Nao-chan - 26/8/2015, 18:55
     
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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Abel apprezzava la Polglase per la sua perspicacia e per la sua retorica estremamente forbita, molto simile alla propria; quando parlava con lei non doveva preoccuparsi di eliminare dal proprio eloquio ambiguità, retoriche eccessive e giri di parole per essere certo di essere compreso: lei afferrava sempre le metafore, i sottintesi e le implicazioni. Se la disprezzava per la sua vena pettegola, questo disprezzo era bilanciato dalla stima per le conversazioni che erano in grado di sostenere, ed ecco perché bighellonare in redazione era uno dei suoi riti. Avrebbe preferito avere un drink migliore, ma la vita non è perfetta.
    Dopo aver realmente pronunciato, nella propria testa, questa frase da cinico uomo vissuto, scrollò le spalle (sempre mentalmente), si portò il bicchiere alle labbra e terminò quel che rimaneva del drink.
    «Non sono a conoscenza di risposte, mi spiace.» rispose; voleva dire esattamente ciò che aveva detto: non aveva intenzione di asserire che Thorne e Sutton non avevano risposto, ma solo che eventuali risposte non erano mai state in grado di raggiungere l'Australia. Dopo aver spedito la cinquantesima lettera a Sutton (cinquantesima in una mattinata, specifichiamo), Abel aveva guardato Oliver e gli aveva detto che se chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dal suo occhio interiore riusciva quasi quasi a vedere il loro biondico compagno intento a scrivere minacce di querela che non avrebbe poi saputo dove spedire. Ah, che magnifica estate!.
    Il suo viaggio nei ricordi fu interrotto dalla domanda della Polglase, che lo guardava con occhi assottigliati ed espressione sinceramente interessata. Abel si sentì appagato da questa curiosità. La maggior parte delle lettere erano state anonime; ricordava di aver firmate circa un centinaio: una decina a nome di Gordon, cinque o sei a nome di Neil Patrick Harris e una o due firmate a nome Newton, quello sfigato di Tassorosso; le rimanenti erano state siglate col suo stesso nome o con quello di Oliver, giusto per scagionarli da ogni sospetto. Thorne li odiava, ma probabilmente aveva abbastanza stima di loro da pensare che nemmeno loro fossero così deficienti da firmare con nome e cognome delle lettere passibili di denuncia. In quanto a Sutton, se avesse accusato Abel, lui sarebbe stato pronto a domandargli 'chi cavolo è l'idiota che compie un omicidio col proprio pugnale personale?!' e indurlo a riflettere. Sì, tutto questo mondo esisteva solo nel cervello di Abel, che non per niente era stato mandato a Corvonero senza alcuna esitazione da parte del Cappello.
    Guardò Tamsin e si distese sulle labbra un sorriso da stregatto.
    «Come 'Tamsin Polglase, redazione scolastica'.» rispose, senza traccia di ironia. A volte gli piaceva seguire l'ispirazione del momento e provare strade nuovo giusto per vedere dove conducevano.
    There's a thin line between being sassy and being an asshole and I cross it everyday.
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