Aut inveniam via, aut faciam

venerdì 6 settembre, sera.

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    abyssum abyssus invocat

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    «Ti metterò in punizione fino al settimo anno.»
    «Lo può fare?!»

    A quanto pare sì, poteva: la signorina Flitworth aveva condannato un Abel Matthews appena undicenne a passare tutti i venerdì sera della sua permanenza in collegio risistemando l'Infermeria. Quando non puoi evitare qualcosa, devi far finta che sia stata una tua idea fin dal principio: Abel aveva fin da subito reagito alla cosa con decisamente troppo entusiasmo.
    L'impegno settimanale si era placidamente inserito nella suo ruotine e ogni venerdì sera degli ultimi sei anni era comparso puntuale in Infermeria con un sorriso sulle labbra come se stesse andando al pub a divertirsi con gli amici. Naturalmente la signorina Flitworth non aveva mai gradito questa sua entusiastica reazione e, tremendamente irritata dal buonumore persistente di Abel, più di una volta l'aveva affrancato dal compito pur di non vederselo attorno. Abel, per essere ancora più insopportabile, aveva preso l'abitudine di spedire alla donna un mazzo di fiori esagerati ad ogni Natale, con un biglietto nel quale la adulava e ringraziava e quant'altro. Ah, il prezzo di essere un bastardo.
    Quello era il primo venerdì del nuovo anno e Abel, puntualissimo, appena ritornato dalla cena, si preparò per scendere in Infermeria. Non aveva ancora incontrato la signorina Flitworth e un po' gli dispiaceva. Aveva pensato già molte volte di andare a trovarla random, ma poi era sempre saltato fuori qualcosa di più urgente da fare e alla fine il venerdì era giunto senza che lui avesse trovato un momento per ficcare il naso in Infermeria e urlare «Buon anno, signorina Flitworth!». Per farsi perdonare aveva raccolto un mazzetto di viole mentre tornava da Erbologia e le aveva decorate con un immenso fiocco che aveva rubato a Moore. Sì, gli piaceva prendere in giro le persone. Sì, provava gusto ad essere un bastardo insopportabile.
    Con indosso dei jeans neri e una t-shirt rosa, con i capelli spettinati e le sue violette in mano, arrivò fuori dalla porta dell'Infermeria. Naturalmente non bussò. Spalancò la porta e si incorniciò tra gli stipiti come una star del cinema appena giunta a donare al mondo la propria presenza.
    «Le sono mancato, vero, signorina Flitworth?» esclamò. Da quando era uscito dalla sua Sala Comune non aveva fatto altro che prepararsi mentalmente per sfoggiare un sorriso da quindicenne scanzonato e usare una vocetta allegra da perfetto deficiente, nascondendo dietro la maschera qualsiasi altro moto, sentimento, tutto. Era un discreto attore, se aveva il tempo di prepararsi, quindi sì: per i brevi momenti in cui rimase sulla soglia a urlare non sembrò niente di più e niente di meno che un cretino di quelli sempre vispi, scanzonati, esuberanti e contagiosamente allegri.
    Le recite gli piacevano. Troppo.
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    Edited by Glowen - 13/9/2015, 13:28
     
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  2. *Brianna*
     
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    BRIANNA FRASER
    INFERMIERA


    Noel, dopo un' approfondita ricerca e una serie di prove empiriche quali la prova personale di tutti i cuscini, aveva trovato quello perfetto su cui svernare. Il letto dove si trovava era posizionato di poco a lato di una delle grandi finestre a sesto acuto, a Est e questo gli assicurava un confortante raggio di sole, per quanto incerto, per gran parte della giornata. Per quanto fosse intimamente convinto di essere una maestosa e terrificante Furia Buia, il suo punto debole non era diverso da quello della maggior parte dei suoi fratelli felini: il calore sul pelo, preso in ore di pacioso far nulla.
    Anche adesso il gattino se ne stava acciambellato nel suo posto prediletto, gli occhi chiusi, orecchie dritte. La Corsia era libera e nell' aria aleggiava il piacevole tepore dato dal caminetto. Aveva già visto diversi bipedi aprire quella porta ma questo, dotato di una maglia di un offensivo color rosa -offensivo per la sua vista eccezionale, chiaro- sembrava di tutt' altro genere.
    Un pazzo.
    Lo studiò meglio, rimase perplesso dalle violette strette in mano ma poi si mise a fare delle sonore fusa.
    Mi piaci, Cosetto.
    Qualche metro più avanti, la sua Umana era intenta a leggere l' ennesima, nuovissima, avvincente parte degli schedari lasciati dalla signorina Flitworth.
    Brianna era seduta davanti al caminetto, il fascicolo posato sulle gambe. Niente camice ma solo jeans e una camicia blu scuro dalle maniche lunghe con sotto una maglia bianca. Alzò pigramente la testa al roboante saluto seguito all' apertura della porta e abbassò appena gli occhiali sulla punta del naso. Aveva dovuto venire a patti con l'esigenza di usarli, almeno per leggere.
    Fissò il nuovo arrivato, abbassò gli occhi sui fogli vergati dalla calligrafia piccola e minuziosa della precedente infermiera e sorrise.
    Quando si diceva il caso.
    "Abel Matthews, presumo."
    Più che una scheda medica, quella sul Corvonero era simile a un poema di lamentele costellato di date. Quelle delle sue punizioni. La più eclatante consisteva nel farlo andare in Infermeria per sistemarla ogni venerdì sera.
    Per sette anni.

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    La prima cosa che Abel mise a fuoco, poiché i suoi occhi erano orientati proprio in quella direzione, fu un gatto nero: se ne stava acciambellato su un cuscino ed era al momento intento a volgere pigramente la testa nella sua direzione. Ehi, un momento: che fine aveva fatto Scamander? Abel si era quasi affezionato a quel viscido rospaccio che fissava tutti con maligni occhi anfibi e spandeva bava in ogni dove; non poteva crede che Scamander fosse infine venuto a mancare!
    ...e non poteva credere che la signorina Flitworth fosse infine venuta a mancare, ma la persona che aveva appena parlato aveva in comune con l'Infermiera solo l'appartenenza alla razza umana (forse; Abel non avrebbe scommesso la sua promozione in Rune sul fatto che la signorina Flitworth fosse interamente umana.)
    Abel aveva volto il viso verso la Fraser e ora la stava osservando senza che nulla nella sua espressione tradisse i suoi pensieri -il sorriso vivace e stupido era scomparso, sostituito dalla più impenetrabile delle arie. Dentro di sé aveva provato un forte moto di fastidio, indirizzato principalmente a sé stesso: lui sapeva sempre tutto e lo sapeva sempre prima, come era possibile che non gli fosse venuto in mente di informarsi prima riguardo ad eventuali cambiamenti nell'Infermeria?
    Non gli piaceva essere impreparato. L'impreparazione rovinava il suo teatro, rovinava il personaggio che si era scelto. Male, Matthews: molto male si rimproverò. Le cose, in Infermeria, erano immutate da talmente tanti anni che ad Abel non era venuto in mente di informarsi a riguardo; aveva reperito informazioni su tutte le cattedre, sui compagni, sulla salute di Miss Landon...e aveva totalmente scavalcato l'Infermeria. Si maledisse ancora.
    Ma...beh, l'improvvisazione è un'arte.
    Sfoderò un sorriso rilassato che tradiva tutta la sicurezza di sé che possedeva e diresse una camminata molleggiata in direzione della giovane donna che gli aveva parlato.
    «La nuova Infermiera, presumo» ricalcò la formula di saluto di lei. Aveva localizzato, vicino al gatto, un'ampolla vuota che probabilmente attendeva di essere riempita con qualche pozione. Andò in quella direzione e lasciò cadere dentro le violette, prima di volgere parzialmente il viso verso la Fraser e dire «Non posso negare di averle prese per la signorina Flitworth, ma le do molto più volentieri a lei».
    Era vicinissimo al gatto, ora, e l'animale lo stava ancora guardando con aria pacifica e riflessiva. Abel si sentì in dovere di socializzare: «Ciao, micione» e allungò le mani ad accarezzargli il lungo pelo lucido.
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    BRIANNA FRASER
    INFERMIERA


    Micione.
    Finalmente era stato chiamato micione!
    Ma certo che lo era, insomma, era o non era una Furia Buia?
    E pazienza se a quasi tre mesi di età, Noel fosse una palletta di pelo folto, lucido e nerissimo. Si dice che basta crederci, no?
    Socchiuse gli occhioni verdi dalle pupille enormi e ricambiò il saluto di Abel con un aumento di volume delle fusa e un allungare il capino per meglio godersi le carezze.
    Brianna fissò la scena con il sopraciglio destro visibilmente inarcato, la bocca storta in un mezzo sorriso. Il cambio di espressione sul volto del ragazzo l'aveva sbigottita un po' ma pensandoci meglio, si disse che doveva -beh- essere davvero un grosso cambiamento trovarsi di fronte lei e non la signorina Flitworth.
    Posò sul tavolino tirato accanto alla poltrona il fascicolo e si alzò.
    "La ringrazio dei fiori. Immagino che sia qui per la sua punizione...anche se onestamente non so se mantenerla oppure no. Sebbene mi sia stato lasciato scritto piuttosto chiaramente di non dimenticarmene."
    Aveva davanti lo studente più amatissimo di Thorne e onestamente era curiosa di sapere di che pasta fosse fatto, Sfoggiava la propria sicurezza come un abito su misura ma senza darvi troppa importanza. Era semplicemente parte di lui.
    E quella confidenza la conosceva decisamente bene, sia in famiglia che fuori di essa.

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    Abel Matthews
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    Ad Abel piacevano un sacco i gatti (tranne Bruttobastardo, ma in effetti non era nemmeno certissimo che quel coso fosse classificabile come 'gatto') e soprattutto ai gatti piaceva un sacco Abel (tranne a Bruttobastardo, ma in effetti non era nemmeno certissimo che quel coso fosse classificabile come 'gatto'): ormai si era abituato a questo fatto e lui e i felini di tutto il mondo erano abituati a riconoscersi e apprezzarsi a vicenda. La palletta nera che pareva in re dell'Infermeria non faceva eccezione: fece le fusa alla mano di Abel e si lasciò accarezzare; Abel, da parte sua, ammirò l'eleganza dell'animale e il suo sguardo arguto. Il giorno in cui avrebbero inventato un'apriscatole che potesse essere azionato senza l'uso del pollice opponibile, i gatti si sarebbero liberati dagli umani e avrebbero conquistato il mondo.
    «In effetti sì.» confermò dato che non aveva motivo di mentire; nel frattempo continuava ad accarezzare il micio e dava parzialmente la schiena alla donna, anche se quando le aveva parlato aveva voltato il viso nella sua direzione. Non aggiunse alcuna presentazione, perché pareva che l'Infermiera sapesse già tutto di lui e ad Abel non piaceva sprecare fiato.
    «Devo ammettere di essere molto offeso: la signorina Flitworth si è premurata di farle sapere tutto di me, ma non mi ha nemmeno inviato un misero bigliettino per comunicarmi che non avrei più visto la sua brutta faccia arcigna.» disse, concludendo la frase con un sospiro; socchiuse gli occhi e scosse brevemente la testa, affranto, accettando questa ignobile ingiustizia della vita.
    «Come si chiama?» il tono era tornato vivace; Abel era sempre vivace quando si rivolgeva o riferiva ai gatti.
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    BRIANNA FRASER
    INFERMIERA


    - Pare che le sue dimissioni siano state molto...discrete.-
    Brianna agrottò la fronte.
    In effetti, Miss Landon non aveva fornito spiegazioni dettagliate al riguardo ma pensandoci un attimo, forse poteva capire uno dei motivi di tanta segretezza. Se tutti gli studenti venivano considerati come Abel Matthews - e aveva uno schedario intero a dimostrarlo!- la vecchia Infermiera si sarebbe ritrovata sommersa di bigliettini strabordanti cuoricini o peggio col solo scopo di farla impazzire del tutto.
    Si avvicinò al letto e scoccò un sorriso a entrambi.
    Bri aveva imparato a dire la parola "gatto" prima di "mamma" o "papà". Sicuramente ingrato ma estremamente sintomatico di come amasse i felini. Shane sosteneva se fossero vissuti in Finlandia o da parti simili, la sorella sarebbe stata capace di gettarsi addosso a una Lince delle Nevi all' età di tre anni, ridendo argentina e pretendendo di carezzarla. Insomma, sapeva riconoscere un' anima affine alla sua e Matthews era proprio una di queste.
    -Noel.-
    Il gattino spalancò gli occhi color giada, orripilato e fissò la sua umana con tutto lo sdegno e lo sgomento reperibili sotto la sua naturale vocazione al dramma, nota ai profani col nome di "faccia di culo." Brianna tossì e sospirò.
    -...Ma se lo chiami Furia Buia è comunque contento- si risolse a dire, maledicendo il giorno in cui, con un quel cucciolo di Norvegese in braccio, aveva visto un certo film nella parte babbana del loro pub.
    Come potesse un Famiglio tanto intelligente credersi un drago rimaneva un mistero ma non poteva negare ci fosse una certa somiglianza. Il problema era dover spiegare a cosa alludeva a chi non masticava molto la cultura pop del mondo non magico.



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    Abel Matthews
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    «Aggiudicato Furia Buia, allora.» disse piuttosto risoluto; non rispettava mai il volere delle persone, ma rispettava quello dei gatti. E dei cani. Naturalmente dei casuari, ma più che altro perché ci teneva a sopravvivere. A volte anche quello dei gufi della scuola.
    Mentre accarezzava la pancia di quel gattino, non gli erano tuttavia passate inosservate le parole della donna, che si stava riavvolgendo più volte nel cervello. Discrete. Non sapeva cosa pensare di questa sparizione della signorina Flitworth, che Abel era convinto fosse parte integrante di Hogwarts quanto le torri o le colonne del chiostro; forse aveva voluto evitare di venir tormentata da loro studenti, forse si era semplicemente comportata come la stronza asociale che era andandosene senza nemmeno pensare di salutare qualcuno. Beh, Abel non gliel'avrebbe fatta passare liscia: tempo di organizzarsi un minimo, e le avrebbe spedito un gigantesco mazzo di fiori, possibilmente pieni di pidocchietti.
    «Affronteremo con dignità il dolore che la sua assenza ci provoca.» stabilì poi, parlando in tono serio e motivante, come se dovesse convincere altri a non mettersi a piangere e strapparsi i capelli. Fu a quel punto che smise di comportarsi come un deficiente con il gatto, raddrizzò la schiena e si volse in direzione dell'Infermiera, tendendole la mano con un gesto rapido.
    «Lei sa già tutto di me» disse invece che dire il proprio nome, assottigliando leggermente lo sguardo «Ma io ancora non so come chiamarla.»
    Era difficile stabilire se stava parlando in maniera sardonica e teatrale, o se stava onestamente facendo il leccaculo super servizievole; non conoscendolo, in effetti, si poteva propendere per la seconda ipotesi. Bastava tuttavia uno sguardo alla luce nei suoi occhi blu per capire che probabilmente essere visto come un bravo ragazzo fin troppo gentile era l'ultimo dei suoi programmi e desideri.
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    INFERMIERA



    «Aggiudicato Furia Buia, allora.»

    Noel guardò Abel.
    E lo trovò bellissimo. Finalmente qualcuno che lo prendeva sul serio, che capiva la sua vera natura. Brianna alzò gli occhi al cielo di fronte a quella plateale dichiarazione d' amore e giustificò il suo gatto ricordandosi che era ancora molto giovane e influenzabile.
    Un giorno sarebbe venuto a patti col fatto che no, le ali non gli sarebbero cresciute ma non se la sentiva di spezzare tali sogni. Si chinò per dargli un grattino sulla pancia e rise sotto i baffi.
    -Lo hai fatto molto felice, sappilo.-
    Dopo l'ultima battuta di Abel, si concesse di studiarlo meglio con una lunga occhiata. Lo studiò senza porsi il problema di risultare sfacciata o poco delicata; capire chi aveva di fronte era parte integrante del suo lavoro e non significava necessariamente rendere noti gli esiti della sua ricerca sui caratteri altrui.
    Andò un pochino oltre il suo modo di fare e scorse un lampo nel blu dello sguardo del ragazzo. A parole voleva essere preso per qualcosa che in realtà non desiderava. Un gioco ironico, forse una sfida. Sicuramente la trovò allettante.
    Tra Corvonero ci s' intendeva.
    -Direi che "signorina Fraser" può andare bene- rispose con calcolato sussiego. - Ma in genere non mi dispiace nemmeno Brianna. Ma questo lo tenga solo per quando sarà ferito in modo serio e vorrà elencarmi le sue ultime volontà col giusto pathos.-

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    «Ti ho fatto felice? Bravo micio.» così dicendo Abel si era rivolto alla palla di pelo nero, mentre gli dava un'ultima grattata sotto il musino. Un giorno, quando avrebbe avuto abbastanza tempo per preoccuparsi sia della propria sopravvivenza sia di quella di un famiglio impegnativo, si sarebbe preso un gatto: lo aveva già messo in conto da un po'. In realtà aveva cercato di informarsi per comprare un casuario, ma sua madre si era messa a strillare come una pazza e dunque, con un sospiro, lui aveva lasciato perdere.
    «Non manca molto, dunque: il Quidditch inizia settimana prossima.» rispose con un sorrisetto indecifrabile, dopo aver apprezzato la risposta della nuova Infermiera. La stava osservando con attenzione e memorizzava ogni minima informazione, ma era ancora presto per crearsi un'opinione o una storia: si sarebbe riguardato con calma i dati raccolti quando fosse stato da solo nel letto ad annoiarsi prima di dormire, e solo allora sarebbe stato il solito Abel Matthews che conosce tutto della situazione e dell'ambiente che lo circondano.
    Terminò la frase stringendo la mano alla donna e annuendo brevemente: «Abel Matthews, anche se ovviamente già lo sa.» disse, senza preoccuparsi troppo di cosa potesse sapere la donna. Non ci voleva una grande fantasia ad immaginarlo: Abel sapeva perfettamente cosa la signorina Flitworth pensasse di lui, e in effetti si era dedicato anima e corpo per far sì che fosse così.
    Quando sciolse la stretta, si volse e prese posto sulla sedia più prossima come se fosse stato invitato a fermarsi quanto desiderava; sorrideva come un gatto.
    «Fiat iustitia et pereat mundus1: cosa accade alla mia punizione?» proclamò con un mezzo sospiro, mentre incrociava le gambe, mettendosi comodo. Non era mai stato uno che rimandava le cose: meglio sapere subito di che morte morire.
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    1: sia fatta giustizia e perisca pure il mondo; motto giuridico.
     
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    BRIANNA FRASER
    INFERMIERA


    Brianna sentiva di essere nel mirino della medesima, attenta osservazione che aveva riservato a Matthews fino a pochi istanti prima.
    Non ne era infastidita; come già si era detta, tra Corvonero di un certo tipo ci s' intentendeva a pelle.
    Thorne non sarebbe stato assolutamente felice della cosa e la prospettiva di vederlo scandalizzato dopo aver dovuto avere a che fare con un gatto peloso e centinaia di libri potenzialmente polverosi la fece sorridere in modo inquietantemente angelico per un paio di secondi.
    Lasciò che lo studente si sedesse e assunse la faccia richiesta dalla circostanza: severa ma non in modo troppo distaccato.
    -La signorina Flitworth è stata perentoria nei suoi appunti.-
    Perentoria. Non era splendido il suono della parola giusta al momento giusto?
    -Ben conoscendo la sua naturale attitudine al rifiuto di un contegno civile, ha suggerito di continuare in questo dispiegamento di disciplina fino al suo diploma.-
    Congiunse le mani in grembo. Gli angoli delle labbra già stavano per scattare verso l' alto.
    -Devo preparare alcune pozioni, proprio in vista dell' inizio del Quidditch e mi servirebbe un assistente. Dal momento che alcune sono sperimentali, ho bisogno di un temerario che non abbia paura di bruciacchiarsi i capelli. Danni rimediabili, lo garantisco.-

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    Abel ascoltò con cortese interesse senza sentirsi in colpa, o senza scomporsi in qualsiasi altro modo: pareva stesse ascoltando la Fraser intenta a parlare di qualcun'altro, qualcuno che non lo riguardava per nulla e che lui conosceva a stento per nome. In altre parole le prestava attenzione per pura urbanità, non perché ciò che lei aveva da dire lo potesse riguardare. Mettiamola così: la prima volta che aveva sentito le parole 'perentorio', 'punizione' e 'disciplina' contenute in una stessa frase si trovava ad Hogwarts da circa quattro ore e mezza; si era presto abituato al suono delle ramanzine, ed entro i quattordici anni ne era così anestetizzato che neppure Monsignor Enscombe provava più alcun gusto nel trattenerlo per ore in qualche corridoio ad esporgli estenuanti discorsi (l'unico che ancora provava ad arringare Abel Matthews era Sutton, ma Sutton meriterebbe un discorso a parte, quindi Abel preferiva semplicemente non raguonare troppo sulla sua esistenza).
    «Il mio contegno e la mia civiltà sono in splendida forma e non hanno nulla a che vedere con la mia naturale attitudine al rifiuto delle regole.» fece presente con grande calma, smontando la frase della Fraser -della Flitworth, in realtà, ma ci siam capiti- con grande cura e attenzione. Non aveva mai mancato di rispetto a quella donna, mai, né aveva l'abitudine a comportarsi come un babbuino -quello era Gordon, il colosso biondo del VI anno: la Flitworth doveva aver fatto un po' di confusione.
    «Ho cercato per tre anni di spiegare alla signorina Flitworth che una punizione del genere era esagerata e per di più non semplicemente inutile, ma addirittura deleteria; lei non ha mai voluto ascoltare le mie parole» concluse con uno scrollo di spalle; il passato è passato, Abel era solito parlarne come se non avesse più influenza sul presente. La sua prima frase, inoltre, era stata pronunciata in tono atono e gentile, quasi che si parlasse di bilanci contabili o previsioni del tempo, tuttavia bastava porre attenzione alle parole da lui scelte per aprirsi davanti agli occhi un mondo di possibilità e farsi un'idea piuttosto precisa di come effettivamente avesse trascorso il tempo Matthews nei venerdì sera degli ultimi anni e da dove arrivassero i vari stimolanti, antidolorifici e sonniferi che giravano per i corridoi di Hogwarts privi di etichetta. Dopo aver rivelato tutto ciò alla Fraser, rimase in ascolto di quella che aveva tutta l'aria di essere una proposta.
    Non rispose subito.
    Dapprima si sporse in avanti, stiracchiando la schiena e poggiando i gomiti alle cosce, poi iniziò a rigirarsi la frase in testa, pensando.
    «Definisca 'sperimentali'.» domandò poi, senza trattenere un piccolo sorriso mattewsesco.
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    INFERMIERA


    L'espressione di calmo distacco ed accettazione dell' inevitabile come non lo riguardasse, rafforzò nella testa di Brianna la descrizione che andava sbozzando di Matthews.
    Per alcuni aspetti si rivedeva in lui anche se non conosceva la sua vita scolastica nei minimi dettagli. Nel modo di atteggiarsi, di anestetizzare certi aspetti perché semplicemente non contavano davvero ritrovava se stessa ragazzina quando scampava a una punizione o l' accoglieva con la plateale serenità di chi si sapeva comunque nel giusto.
    Aveva tenuto la parte interessante per ultima.
    I colpi di scena funzionavano così.
    -Proprio per rendere meno deleterio questo dispiegamento di educazione, ho deciso di cambiare le cose.-
    Avrebbe fermato il flusso nascosto di stimolanti e medicinali fuori dall' Infermeria?
    Solo un pazzo ci avrebbe provato.
    Quel tipo di traffico era vivo e vegeto da anni e lei stessa ne aveva giovato. Altrimenti certi lividi Shane avrebbe dovuto portarseli in giro molto più a lungo.
    Alla sollecitazione del Corvonero, Brianna sfoggiò un sorriso candido e innocente.
    -Inediti. Forse pericolosi. Mai letali. Con effetti collaterali da scoprire sul campo.-
    Inediti. Sicuramente spassosi. Mai letali, altrimenti finirebbe il divertimento.
    Rimase in silenzio e con le sopraciglia appena inarcate, in attesa.


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    Abel non era sicuramente un genio delle Pozioni (anche se non era detta l'ultima parola: magari sotto la guida di Oswald lo sarebbe diventato!), tuttavia non faceva neppure completamente schifo in quella materia; la sua costante 'A+' era da imputarsi più alla sua mancanza di voglia di imparare infiniti elenchi di antichi antidoti per veleni ormai inesistenti che alla sua incapacità di creare le Pozioni. Non di rado aveva anche sperimentato personalmente alcuni filtri, seguendo alcune intuizioni nate mentre studiava libri che non avrebbe dovuto studiare.
    Con queste premesse, è facile capire quanto l'idea di partecipare -in qualche modo, in qualsiasi modo- alla creazione di Pozioni nuove lo intrigasse. Lungi da lui, comunque, mostrarsi particolarmente entusiasta e, soprattutto, felice di aiutare un adulto.
    «Potrò dire la mia?» si informò; voleva un quadro completo della situazione: era richiesta la sua partecipazione passiva, o avrebbe potuto mettere del suo nel lavoro, qualora l'avesse ritenuto opportuno? In quanto agli 'effetti collaterali da scoprire sul campo' non era particolarmente preoccupato: avrebbe sicuramente trovato il modo di far assaggiare le pozioni che gli ispiravano meno fiducia a qualcun'altro -con le suppliche o con l'inganno non gli importava: non aveva mai avuto un'etica particolarmente rigida.
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    INFERMIERA


    Era difficile dire cosa stesse davvero pensando Abel.
    Brianna non si scompose davanti all' espressione neutra dello sguardo, né si mise in agitazione.
    Manifestazioni evidenti avrebbero distinto gente come loro e non dovevano farlo. Dovevano passare inosservati quando necessario, per colpire meglio mettere a segno quanto avevano progettato.
    -Sarò lieta di avere i suoi pareri- rispose con tutta calma, mentre Noel le saltava in braccio nella perfetta imitazione del Gatto Nero Malvagio che vuole coccole dalla sua Umana Malvagia.
    Non che Bri lo fosse.
    Tutt' altro.
    Se non aveva lasciato morire fratello e relativi best friend, se faceva il lavoro che faceva, se si preoccupava delle persone in misura inversamente proporzionale a quanto si atteggiava a Regina del Cinismo, era perché nascondeva un cuore d'oro.
    Il fatto di essere brava a dissimulare era da imputare al suo orgoglio di bestiaccia felina nata in Scozia, per di più e a un calcolo di natura tattica.

    A high functioning serial killer. With a wand.
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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    I suoi nonni si riferivano a genero e nipoti come "Associazione a Delinquere Matthews"; essa comprendeva L'Inglese, La Stronza, Il Disastro Ambulante e naturalmente lui medesimo: Il Bastardo.
    Mentre la furia buia saltava tra le braccia della sua padrona, Abel si chiese se nell'Associazione potesse esserci posto anche per un membro esterno alla famiglia: La Pozionista.
    Scacciò in fretta questo delirio e restò concentrato, senza mutare l'espressione.
    «Sarò lieto di darglieli.» disse dopo un momento di silenzio, accettando dunque offerta e condizioni. Sembravano due spie che avessero appena concluso chissà quale accordo segreto e ad Abel la sensazione piaceva: a lui il teatro piaceva sempre.
    Era quello il momento di accennare alla professione dei suoi genitori e dunque alla grande disponibilità di erbe magiche rare e costose che aveva? No. Non scopriva mai tutte le sue carte senza che la situazione lo richiedesse -inoltre non escludeva che la signorina Flitworth avesse lasciato scritto tutto di lui, compreso il numero di scarpe e quello della tessera della biblioteca di Darwin.
    There's a thin line between being sassy and being an asshole and I cross it everyday.

    Lies, truth...it's irrelevant: the best story wins.

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