Lezione di Pozioni per il VII anno

Martedì 3 settembre, pomeriggio

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    Daniel Oswald
    Docente di Pozioni
    Daniel era tranquillissimo.
    Si era alzato presto, aveva fatto lezione con i primini, ancora troppo spauriti per non essere completamente pacifici, poi un'ora con quelli di seconda e un pasto leggero e veloce, prima di affrettarsi in aula per essere sicuro di aver preparato il necessario per la lezione con gli studenti del settimo.
    Questa era l'immagine che voleva dare. In realtà, il suo essersi alzato presto era stato dovuto ad un brusco risveglio da una notte in cui aveva dormito male, il suo pranzo era stato leggero e veloce per via dello stomaco chiuso dall'ansia, e al momento non stava controllando di avere tutto l'occorrente. Sapeva già di averlo. Aveva controllato quattro volte.
    Insomma, Daniel era a dir poco agitatissimo. Non era solo l'idea di incontrare l'ennesima nuova classe, anche se già solo quello lo mandava abbastanza in ansia: era proprio il settimo anno il problema. Era l'anno più importante. Se una parte di lui continuava a ripetersi che gli esami alla fin fine non contavano granché, un'altra parte, molto più rumorosa e nel panico, non la smetteva di ricordargli che agli errori fatti al terzo anno si rimedia, ma a quelli fatti al settimo no, e gli studenti lo avrebbero per sempre ricordato come il professore che non era stato in grado di insegnare loro niente l'anno dei M.A.G.O.
    "Calmati", si intimò, aggrappandosi allo schienale della sedia e concedendosi diversi respiri profondi. "O non riuscirai a fare niente e allora sì che sarà un disastro". Aspettò ancora qualche secondo, sperando in un'improvvisa ventata di calma, poi decise di ricontrollare ancora tutto, così, per sicurezza, e per avere qualcosa da fare. Lasciò scorrere lo sguardo lungo i banchi e si assicurò di aver posizionato le scatole sopra ognuno di essi, poi fece l'ennesimo giro della classe per essere certo che contenessero tutte gli stessi quattro ingredienti. Controllò per l'ennesima volta l'orologio e, rendendosi conto che mancava davvero poco all'inizio della lezione, si affrettò a sedersi dietro la cattedra, sfoderando la migliore espressione tranquilla del suo repertorio e intimando silenziosamente alle sue mani di smettere di muoversi.
    "Daniel Oswald. Gli riconosceva il merito di aver sopportato il suo migliore amico con calma e pazienza olimpiche e di averlo sempre smentito quando aveva pensato "Ecco, ora lo ammazza sul serio". In un certo senso lo ammirava."

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    agatha cartwright
    Corvonero ❖ VII
    Undici di solito non era la prima ad entrare a lezione: tra i primi di sicuro, ma mai la prima, soprattutto in quel caso: nuovo professore, ebbene sì. Normalmente avrebbe atteso che qualcun altro fosse entrato prima di lei, per tastare il terreno, ma quando aveva adocchiato quel particolare nuovo docente, durante il banchetto d'inizio anno, le aveva provocato una scintilla di curiosità. Innanzitutto perché era giovane (dimostrava all'incirca l'età di Thorne), in secondo luogo perché effettivamente grazioso. Non bello, non affascinante, proprio grazioso, con quel sorriso simpatico e quella massa di riccioli castani. Nella sua testa erano partite analisi, riflessioni e scommesse: quanto avrebbe resistito, prima dell'inevitabile crollo nervoso? Ma le lezioni erano passate, e Oswald era sopravvissuto al primo anno (naturale), al secondo (prevedibile), al terzo (interessante), al quinto (lodevole) e al sesto (impressionante), senza dare segni di cedimento. Certo, il peggio, per lui, doveva ancora arrivare: finché non fosse passato per il battesimo di fuoco del settimo anno, Agatha non si sarebbe ritenuta colpita. Fu, quindi, la curiosità a farle varcare la soglia della classe in anticipo, sbirciando al suo interno e notando che il professore era già lì, intento a controllare l'orologio (nervoso? umh umh).
    Si sistemò la coda di cavallo (scarmigliata ad hoc) e il colletto della camicia appena aperto a mostrare la clavicola, controllò con una mossa sbrigativa il nodo della cravatta (un po' storto e abbassato, perfetto), e quindi entrò, sfoderando il sorrisetto n.26: cordiale, leggero e con una punta di ironia.
    « Buongiorno », salutò, senza mostrarsi troppo frizzante, per poi posizionare la borsa al primo banco della fila opposta all'entrata, e gettando un'occhiata rapace a ciò che vi era posizionato sopra, senza intuirne lo scopo. Irritante.
    « Lei è il nuovo professore? » domandò, non tanto per il gusto dei banali convenevoli, ma più per studiare la sua risposta. Agatha aveva una gran stima della propria capacità di valutare le persone - e visto che l'unica opinione che richiedeva, e a cui dava credito, era sempre la propria, il suo sistema, in qualche modo, era perfetto.
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    Henry Sutton
    Grifondoro ❖ VII

    Henry aveva turno di sorveglianza in Sala Grande, quell'oggi (in effetti Henry aveva sempre turno di sorveglianza in Sala Grande, dato che quello non era affatto uno dei ruoli dei Caposcuola e i suoi compagni si erano rifiutati di assumerselo volontariamente quando lui, durante la prima riunione dell'anno, aveva esposto la necessità di controllare i piccolini durante l'orario caotico del pranzo), e aveva finito piuttosto tardi: un gruppo di arroganti primelli di Tassorosso si era rifiutato di correre a lezione rapidamente e agilmente come lui aveva suggerito loro, ed era invece rimasto a temporeggiare davanti ai piatti vuoti finché la campanella non era suonata. Per questa ragione Henry era convinto di essere in ritardo, e fu per lui una sorpresa aprire la porta dell'aula di Pozioni e trovarla praticamente vuota, eccezion fatta per Agatha (alla quale rivolse un cortese cenno di saluto) e per il professore, naturalmente.
    Forse non erano affatto i piccolini che dovevano essere controllati durante l'orario caotico del pranzo, pensò mentre si passava una mano sulla fronte, imponendosi di non iniziare a urlare un randomico "MAAAATTHEWS" lì sulla soglia. Era troppo stanco per questo. La scuola era iniziata solo da tre giorni, ma erano stati tre giorni molto stressanti.
    E molto lunghi.
    «Buongiorno.» disse al professore in tono formale, accompagnando il saluto con uno sguardo fisso e poi con un movimento della testa.
    «Henry Sutton, Caposcuola. Molto piacere.»
    A quel punto si mosse automaticamente verso la prima fila, lato destro dell'aula, ma cambiò idea a metà strada e si infilò in seconda fila; era troppo stanco per impegnarsi al massimo delle sue potenzialità e preferiva evitare di far esplodere un calderone in faccia al nuovo docente, che sembrava così una brava persona.
    Mentre si sedeva si assicurò brevemente che la sua spilla di Caposcuola fosse ben visibile e lucente.
    Lo era.
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    Edited by Glowen - 11/12/2015, 15:03
     
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    Abalone Connelly
    Tassorosso ❖ VII

    Quando Abalone, durante Babbanologia, aveva detto ad Oliver che intendeva recarsi nel Bagno dei Prefetti per vedere se avevano messo dei saponi nuovi, ovviamente scherzava. Altrettanto ovviamente, Oliver l'aveva presa assolutamente sul serio e non le aveva nemmeno permesso di recarsi a pranzo: l'aveva trascinata fin davanti alla porta magica ed era rimasto a saltellarle intorno finché lei non aveva pronunciato la parola d'ordine, facendola aprire. Nessuno dei due si era preoccupato particolarmente di Sutton, al momento, dato che in quei giorni dedicava tutta la propria attenzione al sorvegliare la Sala Grande. Oliver aveva così aperto tutti i rubinetti contemporaneamente, ignorando le proteste di Aba, e creato una nebbia di profumi e bolle che presto aveva riempito l'intero bagno.
    Aba avrebbe mentito se avesse detto che non era stata una pausa pranzo molto piacevole. Lei e Oliver avevano chiacchierato («Sei sopravvissuto a Matthews.»«Sai, laggiù lui non è la cosa più pericolosa.»«Ricordami di non mettere mai piede in Australia, grazie mille.»), riso, imitato Sutton, cercato di non soffocare col vapore ai frutti di bosco e infine si erano ricordati all'ultimo momento che ehi, loro avevano lezione, quel pomeriggio!
    Abalone arrivò nel sotterraneo di Pozioni a passo piuttosto sostenuto, diciamo pure di corsa, precedendo Oliver di pochi passi; lui era ancora serafico e rilassato, lei un po' meno, ora. Si era raccolta i capelli strada facendo, e sperava sinceramente di non avere macchie di sapone colorato sull'uniforme.
    Quando aprì la porta dell'aula, dapprima si prese qualche secondo per studiare più da vicino il nuovo professore (aveva un'aria calma e piacevole), poi disse «Buongiorno» e poi ancora si fece da parte per cedere il passo ad Oliver.
    Ring the bells that still can ring
    Forget your perfect offering
    There is a crack in everything
    That's how the light gets in.
    «Is the fragility of crystal a weakness or a fineness?»
     
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    OLIVER MOORE
    SERPEVERDE ❖ VII
    Oliver entrò subito dopo Abalone, con le mani in tasca e un sorriso soddisfatto in volto. Non c'era niente di meglio, a suo parere, di avere avere davanti un'infinità di rubinetti di saponi colorati e aprirli tutti. Ed era effettivamente quello che aveva fatto fino a poco prima, rischiando di invadere l'intero bagno dei Prefetti con una schiuma così densa da non lasciare affondare gli oggetti. Era stato spettacolare e divertentissimo, e gli aveva lasciato addosso un profumo non indifferente, il che non faceva che migliorare il suo umore.
    Un po' perché era troppo rilassato per preoccuparsi, un po' perché aveva già scorto il nuovo docente e ne aveva intuito la natura, un po' perché non gli era sembrato di aver ancora sentito la campanella,non condivideva con Abalone il timore di arrivare in ritardo, e si limitava a seguirla con un passo appena abbastanza veloce da starle dietro.
    Rivolse un saluto al professore e uno sguardo incuriosito alle scatoline, il cui contenuto avrebbe determinato il giudizio che aveva di quell'uomo. Contenevano indicibili orrori, ancora vivi e striscianti e velenosi, o semplice crine di unicorno? Sarebbero esplose? Lo avrebbero morso? Dietro al sorriso placido del professore si celava una brava persona o un folle assetato del loro sangue?
    Precedette Abalone e prese posto in terza fila, al centro dell'aula: una postazione perfetta per tenere d'occhio quello che sarebbe successo - perché oh, non dubitava che qualcosa sarebbe successo - e magari rivolgere qualche sguardo a bionde persone senza essere visto.
    Parlava di Agatha, naturalmente.
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    Edited by ;Sunny - 24/3/2016, 17:05
     
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    andrew rhoads
    Serpeverde ❖ VII
    Andrew si era defilato dal "turno di sorveglianza in Sala Grande" con la scusa di controllare la Sala Comune e verificare che non vi si fosse rifugiato qualche lavativo. L'aveva verificato sedendosi su una poltrona, tirando fuori il programma di Pozioni e controllando gli appunti dell'anno precedente per vedere cosa sarebbe potuto essere utile. La scuola era iniziata da due giorni, e già aveva ricevuto tre lettere pompose e affilate da parte dei nonni e degli zii, che "gli auguravano un anno produttivo" ed "erano certi che avrebbe raggiunto anche quell'anno l'eccellenza, in vista dei MAGO". Per quanto avesse imparato, nel tempo, a mettere da parte le loro minacce la loro sollecitudine, al fine di non farsi venire un esaurimento (non aveva bisogno di ulteriori incentivi, a riguardo), sicuramente avevano contribuito alla sua ferma decisione di iniziare quell'anno accademico con i migliori presupposti. Probabilmente se avesse condiviso i suoi pensieri con Henry avrebbe ricevuto una qualche ramanzina, di cui riusciva a intuire la fumosa tematica del "gruppo prima del singolo", ma dopotutto non stava affatto trascurando i suoi doveri da Caposcuola, e dunque la sua coscienza era a posto. Entrò in aula giusto un minuto prima del suono della campanella, come di consueto, e si guardò un momento attorno. Sutton, Moore, Connelly, Carwright... Matthews non era ancora arrivato, il che voleva dire che non si sarebbe potuto posizionare strategicamente lontano da lui, nel caso avesse fatto esplodere un calderone. Magari, però, sedersi vicino a Henry poteva fungere da deterrente. Sempre che qualcosa, al mondo, fosse un deterrente, per Matthews.
    «Buongiorno», disse, con il solito tono monocorde che faceva il paio con l'espressione marmorea, che si sciolse di 0,0000002 quando salutò con un cenno Abalone (che era una delle tre persone a meritarsi la sua stima in tutto il castello), e si marmorizzò di nuovo quando ripeté il gesto con Oliver (che, dopo lunghi anni di condivisione di dormitorio, ancora lo metteva automaticamente sulla difensiva). Prese poi posto di fianco a Henry, decidendo, dopo un'istante, che i convenevoli (come una frase di rito sul nuovo professore) sarebbero stati sprecati, e quindi rimase in silenzio.
    « Mr Duty »



    Edited by 'marcie - 11/12/2015, 23:45
     
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    Daniel Oswald
    Docente di Pozioni
    Gli studenti iniziavano ad arrivare. Daniel li accolse tutti con un sorriso, un cenno e un pacato buongiorno, osservandoli attentamente. Rispose alla ragazza bionda, confermandole che sì, era il nuovo professore - ebbe un fulmineo flashback a qualche giorno prima, quando aveva detto ad un ragazzino del terzo di essere la sua professoressa, ma se ne riscosse abbastanza in fretta da non far trapelare nulla nel suo sorriso, e si rivolse poi agli altri studenti in arrivo, deciso ad aspettare che fossero arrivati tutti prima di presentarsi a dovere.
    Li vide scrutare le scatole, chi con curiosità e chi con sospetto, e fu lieto di vedere già tre dei Caposcuola, anche se una di loro accompagnata da un forte odore di frutti di bosco e un ragazzo con i capelli blu - iniziavano bene, si ripromise di tenerlo d'occhio.
    Per il momento, sembravano tutti piuttosto tranquilli, forse un po' circospetti. Il suo nervosismo non era scemato affatto, ma sette anni ad Hogwarts gli avevano insegnato a nascondere anche le emozioni più forti - tipo l'esasperazione, l'esaurimento, il desiderio di strangolare Liffey, - dietro un sorriso tranquillo. Non avrebbe lasciato che fiutassero la sua paura.

    "Daniel Oswald. Gli riconosceva il merito di aver sopportato il suo migliore amico con calma e pazienza olimpiche e di averlo sempre smentito quando aveva pensato "Ecco, ora lo ammazza sul serio". In un certo senso lo ammirava."

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    Abel Matthews
    Corvonero ❖ VII

    Abel Matthews era piuttosto soddisfatto di essere riuscito a procurarsi una punizione già durante la prima lezione del primo giorno di scuola; certo, la soddisfazione sarebbe stata maggiore se suddetta lezione non fosse stata una lezione di Thorne, che era fin troppo facile da provocare, cionondimeno era convinto di aver segnato una specie di record storico e se ne bullava con chiunque gli capitasse a tiro. E -naturalmente- portava ovunque la sua punizione con sommo orgoglio: le aveva pure dato un nome. Si chiamava Teodora.
    «Matthews, per ripagare il mondo dell'ossigeno che ha sprecato ponendo domande inutili per tutta l'ora, si prenderà cura di questa pianta fino a lunedì prossimo.».
    Seriamente, adorava Thorne. Era il suo professore preferitissimo in assoluto.
    ...per ora. Per correttezza (e Abel amava il fairplay) avrebbe dovuto dare al nuovo docente di Pozioni la possibilità di guadagnarsi un posto in cima al suo cuore prima di assegnarlo definitivamente a Thorne anche per quell'anno. Ogni possibilità era ancora aperta, insomma. Inoltre non sembrava che l'idea di guadagnarsi anche una seconda punzione gli dispiacesse particolarmente.
    Ecco dunque, all'improvviso, la porta dell'aula di Pozioni aprirsi con violenza. Il BUM della maniglia che sbatteva contro il muro retrostante (fortunatamente nessuno dei compagni si trovava nel raggio di azione) fu contornato da altri due BOOM in rapida sequenza: dei petardini erano appena stati fatti esplodere sulla soglia. Abel Matthews entrò in scivolata nell'aula, con una pianticella in vaso in mano e gli occhiali da sole calati sugli occhi.
    «BOOM, BABY, BOOM!»
    Rimase in posa un secondo, poi scoccò un sorrisone al professore e raggiunse rapidamente la cattedra.
    «Ehilà!» salutò, posando la pianticella sul registro per poter tendere la mano al suo nuovo docente. Il sorriso che sfoggiava era per metà quello di un signore del male, e per metà quello di un totale deficiente.

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    agatha cartwright
    Corvonero ❖ VII
    Il professore rispose in maniera blanda e anonima, e Undici storse interiormente il naso a quella noia assoluta. Poi entrarono, in rapida sequenza, Sutton (dannato lui e la sua puntualità), l'adorabile duetto Connelly-Moore (che quel giorno, forse per ricordare quanto fossero complicy e amicy, si portavano dietro uno stucchevole profumo dolciastro), Andrew (con il solito inglese ombrello a fungergli da seconda spina dorsale), e, infine...
    BUM BUM BUM - BOOM BABY BOOM!
    ...Quel decerebrato di Abel, incapace di fare un'entrata in scena che non gli puntasse addosso tutti gli occhi come riflettori su un palcoscenico, e non gli gonfiasse l'ego come un engorgio ben piazzato. Undici lo apprezzava e lo apprezzava in modo, per loro, anche manifesto, ma in certi casi l'avrebbe volentieri ammazzato a mani nude - se non fosse stata un'azione così orrendamente babbana, ovvio. Accavallò le gambe sotto al banco e incrociò le braccia, guardandolo con entrambe le sopracciglia alzate e scuotendo appena la testa.
    « Lo scusi, quando hanno distribuito il senso del pudore stava rapinando Mielandia », commentò, con una voce intrisa di pietà, in direzione del professore, sperando che Sutton non saltasse in piedi gonfiando il petto e dicendo qualcosa come "L'uso di esplosivi nelle classi è vietato! Regolamento scolastico, paragrafo 5 comma 28", o giù di lì.
    " People change. Feelings change. It doesen't mean that the love once shared wasn't true and real.
    It simply just means that sometimes when people
    grow, they grow apart "
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    Edited by 'marcie - 12/12/2015, 19:58
     
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    Daniel Oswald
    Docente di Pozioni
    Doveva essercene uno.
    Daniel si era concesso un sobbalzo quando la porta era stata spalancata con violenza tale da mandarla a sbattere contro la parete, ma aveva represso subito qualsiasi altro segno di sorpresa, in favore di un'espressione che non tradiva nulla. Osservò il ragazzo fare un'entrata col botto - letteralmente -, con gli occhiali calati sugli occhi e una pianta in braccio, e poté sentire con chiarezza un senso di aridità farsi strada dentro di sé e piantare le tende. Riconosceva il tipo: rumoroso per il gusto di esserlo, teatrale, eccessivo, quello che sarebbe stato comunemente definito come un individuo affetto dalla Sindrome di Liffey. Ovviamente, Dan non gli avrebbe mai detto di aver mentalmente dato ad una categoria di studenti il suo nome: non glielo avrebbe fatto dimenticare mai, e prima o poi sarebbe veramente arrivato a strangolarlo. Daniel si riteneva una persona piuttosto pacifica, e le persone pacifiche non finiscono in galera per omicidio.
    Si alzò lentamente, continuando a guardare il tipo fisso negli occhi, e gli tese la mano.
    - Buongiorno. - disse atono, stringendogli rapidamente la mano e gettando un'occhiata al vaso che si era portato dietro. - Non è esattamente il posto migliore per una pianta. Ti consiglio di tenerla in un posto sicuro, durante la lezione.
    Doveva essercene uno. Ce n'era sempre uno, ed era chiaro come il sole che quel qualcuno sarebbe stato quel ragazzo. Sentì il commento della bionda e spostò gli occhi su di lei per un istante, arricciando di un millimetro le labbra. Era palese che tutta la classe fosse stata temprata da quelle scene.
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    Edited by ;Sunny - 12/12/2015, 19:21
     
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    Henry Sutton
    Grifondoro ❖ VII

    Da quando si era accomodato, Henry non aveva fatto altro che osservare la scatola sul suo banco, la quale aveva attirato la sua attenzione quasi in toto; entro quanto sarebbe esplosa?
    Non si era voltato a guardare l'ingresso dei compagni, si era limitato ad ascoltare il rumore della porta che si apriva e chiudeva e ascoltare i loro saluti; ad un certo punto aveva avuto una spiacevole sensazione alla nuca, come se qualcuno lo stesse fissando con insistenza, ma aveva resistito all'impulso di voltarsi, anche perché buona parte della sua attenzione si era appena indirizzata verso un fortissimo profumo dolciastro che aveva appena invaso l'aula.
    Qualcuno aveva appena riversato per il sotterraneo l'intero contenuto della vasca del Bagno Prefetti? Henry stava giusto per voltarsi, questa volta, per seguire la direzione del profumo, ma ecco che il suo sguardo incontrò Andrew intento a sedersi al suo fianco.
    «Ciao.» lo salutò automaticamente, anche se Andrew non sembrava smaniare dalla voglia di far conversazione -tanto per cambiare. Poco male, ad Henry non piaceva l'idea di mettersi a fare conversazione in un'aula scolastica, preferiva chiacchierare davanti a un tea di Madama Piediburro -idealmente, per lo meno, non che negli ultimi tre anni Henry avesse mai trovato effettivamente tempo di andare a prendersi un tea da Madama Piediburro. Proprio mentre veniva colto da un fugace pensiero (Madama Piediburro gli avrebbe prestato la saletta sul retro del suo cafè per organizzare incontri tra studenti del collegio e maghi di tutta Inghilterra?) ecco la pota dell'aula aprirsi così violentemente da farlo sobbalzare.
    BUM.
    BOOM, BOOM.
    BOOM, BABY, BOOM.
    EHILA'.
    Seriamente, perché Matthews non era stato espulso a calci tipo cinque anni prima?
    Henry si ricompose quanto bastava per non mostrare quanto l'improvvisa successione di rumori l'avesse colto di sorpresa turbato, poi si passò la mano sulla faccia, maledendosi per essersi illuso che magari quell'anno i suoi compagni fossero migliorati, e infine si dedicò a fissare Matthews con uno sguardo molto deluso, molto determinato e molto serio. Era stato sul punto di alzarsi, elencare a Matthews una ventina di modi in cui avrebbe potuto investire più proficuamente il suo tempo e infine metterlo in punizione perché il comma 28 del paragrafo 5 del capitolo 2 del regolamento scolastico vietava l'uso di esplosivi all'interno della struttura, ma si era trattenuto: erano in presenza di un professore, ed Henry non avrebbe mai ignorato la sua autorità -almeno finché non avesse ritenuto che farlo fosse necessario, ovvio.
    La sua espressione costipata si sciolse di un decimo quando Henry decise di smettere di fissare Matthews alla cattedra e voltarsi verso Andrew.
    «Perché
    Era una domanda così intensa e così carica di angoscia universale che probabilmente '42' sarebbe stata l'unica risposta in grado di soddisfarla.
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    Abel Matthews
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    Il nuovo professore aveva l'aria di chi era stato abituato a sopportare ben di peggio; Abel ne prese mentalmente nota senza mutare nulla della sua espressione da bimbo cretino, mentre prendeva nota anche di migliaia di altri dettagli: per esempio aveva appena stabilito che il docente aveva tra i 29 e i 32 anni, che era originario del Galles e che era probabilmente Purosangue. Gli dispiacque che Tamsin non fosse ancora in aula a godersi la sua trionfale entrata, si sarebbe senz'altro avvicinato a lei a condividere parte di quelle analisi preliminari. Pazienza!.
    «Se ben ricordo, si trattava di un sexy shop, mia cara.» si rivolse soave ad Undici quando lei intervenne per giustificare il suo ego immenso; oh Undici, Undici, mia stupenda Undici, cosa farei senza di te? Le schiacciò l'occhiolino, poi tornò ad orientare il sorriso verso il professor Oswald, come se nulla fosse -sbandierando ai quattro venti il fatto di essere totalmente a suo agio.
    «Thorne mi ha ordinato di portarla sempre con me, e chi siamo noi per contraddire Thorne?» spiegò, con modi e tono leggermente più teatrali del necessario. Riprese in mano la sua pianticella, senza curarsi dell'alone di terra e umido che essa aveva lasciato sul registro, e si volse verso la classe, determinato a scegliersi il posto migliore.
    Mentre si guardava intorno non perse certo l'occasione di fissare Rhoads (che lo tradiva con Sutton! Infame! Prima o poi gliel'avrebbe pagata [e con 'prima o poi', intendeva 'entro la fine della lezione']) e fargli un'occhiolino veramente primo di pudore; poi, con la sua pianticella sottobraccio, andò ad accomodarsi vicino ad Undici.
    «Mia dama. Mi son perso qualcosa di importante?» chiese, per il mero gusto di sentirsi parlare -di parlare con Undici, nello specifico.
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    andrew rhoads
    Serpeverde ❖ VII
    Il bello di sedersi accanto a Henry era che non si perdeva in convenevoli: se non c'era nulla da dire, allora stava in silenzio. Vero anche che se c'era qualcosa che andava detto, beh. Non che ad Andrew i convenevoli dispiacessero, anzi: erano una preziosa ancora di salvezza, uno scudo nelle conversazioni sgradite e un aiuto in quelle difficili. Ogni tanto, però, era bello prendersi una pausa. A questo stava pensando, fugacemente, mentre osservava la scatolina sul banco, con un remoto angolo della sua mente che si poneva domande a riguardo, quando Matthews decise di degnarli della sua presenza. Ovviamente lo fece nel modo più rumoroso e inopportuno possibile, perché non era fisicamente in grado di comportarsi da essere umano civile. Andrew represse un sospiro che l'avrebbe fatto somigliare ad una damina tisica del '700, e in alternativa appoggiò un gomito sul banco coprendosi gli occhi con una mano.
    «Ce lo domandiamo tutti, quotidianamente, da sette anni», rispose monocorde, al commento sfiatato dall'anima di Henry. Il commento di Undici fu largamente inopportuno, secondo il suo parere, visto che nessuno sentiva alcuna necessità di un'Apologia ad Abel Matthews. Per fortuna il professore sembrò quantomeno in grado di far fronte a comportamenti infantili di quella sorta; ma dopo tanto tempo Andrew sapeva bene che non si era davvero impegnato, e sperava davvero che durante quella lezione non facesse ben di peggio.
    Illuso.
    « Mr Duty »

     
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    Daniel Oswald
    Docente di Pozioni
    Daniel aveva deciso, nell'arco di dieci secondi, di adottare verso lo studente - dal nome ancora sconosciuto, tra l'altro, anche se aveva fresco in mente il ricordo di un pizzicorino provato nel leggere il registro del settimo anno - la stessa tecnica che aveva usato contro Liffey per sette anni: assecondarlo. Contrastarlo voleva dire dargli soddisfazione, lasciarsi scivolare le sue sceneggiate addosso voleva dire che forse, con un pizzico di fortuna, si sarebbe stufato di farle in sua presenza.
    Nel sentire il nome di Thorne, tuttavia, la sua maschera di completa e assoluta placidità ebbe un fremito, uno scintillio particolare nei suoi occhi che tradiva quanto, oh, quanto fosse pronto a contraddire Thorne. Spostò le labbra di quel millimetro necessario a far sparire dal proprio sorriso la briciola di malizia che vi era comparsa, e spostò lo sguardo sulle macchie di terra lasciate sul registro. Un colpo di bacchetta, ed erano sparite.
    - Molto bene. - disse, alzando gli occhi sul resto della classe. - Direi che possiamo iniziare. Sono Daniel Oswald, il vostro nuovo professore di Pozioni. Come ben sapete, il vostro è l'anno più importante, ed è mia intenzione prepararvi al meglio per gli esami. Tuttavia, per fare ciò dovrò prima conoscere il vostro livello e metodo di lavoro, per questo ho deciso di iniziare con una Pozione che avete già affrontato. - agitò la bacchetta, facendo comparire righe di istruzioni ben scritte sulla lavagna. - L'Elisir per indurre Euforia. Non è una Pozione eccessivamente complessa o dagli effetti letali, quindi non dovreste avere problemi. A preparazione ultimata, passeremo alla seconda fase della lezione, che comprende quelle. - disse, indicando le scatolette che aveva posto su ogni banco. - Siete pregati di non aprirle. Troverete tutti gli ingredienti necessari nell'armadio in fondo alla classe, e sentitevi liberi di farmi tutte le domande che servono.
    Fece una breve pausa, assaporando il gusto di un discorso senza interruzioni o balbettii, cosa che il giorno prima non gli era riuscita al meglio, e si rivolse poi allo studente di prima. - Quasi dimenticavo: venti punti in meno alla tua Casa, qualunque essa sia.
    E detto ciò si sedette.
    "Daniel Oswald. Gli riconosceva il merito di aver sopportato il suo migliore amico con calma e pazienza olimpiche e di averlo sempre smentito quando aveva pensato "Ecco, ora lo ammazza sul serio". In un certo senso lo ammirava."

    «Kindness is the key»
     
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    Abalone Connelly
    Tassorosso ❖ VII

    Abalone non aveva mai fatto mistero di preferire i posti in prima fila (che, tra l'altro, erano molto più tranquilli di quanto si potesse pensare dato che gli insegnanti difficilmente tenevano gli occhi puntati su chi era andato a sedersi in prima fila di propria spontanea volontà), tuttavia di recente non era così inusuale vederla peregrinare per le varie file sulla scia di Oliver, che sceglieva dove sedersi in maniera casuale. Sull'estro del momento, gioia, aveva detto lui. Abalone aveva impiegato assai poco a realizzare che di casuale, nella scelta del posto di Oliver, c'era solo l'apparenza: in realtà tutto dipendeva dal posto che si era scelto Sutton quel giorno. Per inaugurare il corso di Pozioni, Sutton si era seduto in seconda fila, dunque Oliver scelse la terza. Abalone si sedette vicino a lui senza fare alcun commento a riguardo, quasi che per lei il banco dove prendevano posto fosse di così scarsa rilevanza da non farvi nemmeno caso.
    Osservò la scatola che avevano sul banco, poi dedicò del tempo a sistemarvi i propri quaderni e libri, almeno finché la classe non iniziò a popolarsi: Agatha, alla quale rivolse un mezzo sorriso che passò quasi del tutto inosservato; Andrew, perfetto come sempre, che lei salutò con un cenno del capo molto meno espansivo di quanto avrebbe voluto; Matthews, che quel dì si credeva una star del cinema. Nulla di nuovo sotto al sole, insomma.
    «Ripetimi come hai fatto a sopravvivere in Australia.» disse ad Oliver, in un sussurro atono, chinandosi leggermente verso la sua spalla.
    Mentre attendeva la risposta, giunse invece la consegna del professore: riuscì a trasformare una "verifica" in una "piacevole conoscenza dei vostri metodi di lavoro" e ad Abalone piacque a pelle. Elisir dell'Euforia. Bene, era certa di avere degli appunti piuttosto completi (quel giorno era stata compagna di banco di Sutton, lo ricordava ancora con orrore), che cercò nel quaderno. Rilesse brevemente ciò che aveva scritto, ripassando i punti più critici e prendendo qualche appunto a matita; poi si alzò e iniziò a prendere ciò che serviva dall'armadio degli ingredienti -prendendoli doppi: per sé e per Oliver.
    Ring the bells that still can ring
    Forget your perfect offering
    There is a crack in everything
    That's how the light gets in.
    «Is the fragility of crystal a weakness or a fineness?»
     
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