Do I wanna know?

Venerdì 15 Novembre, tardo pomeriggio

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    "ovosodo"

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    Falko R. I. Vogel
    Serpeverde ❖ VI anno


    Irritare Nadia era un piacere. Un piacere indescrivibile. Lei si infervorava facilmente e gesticolava - e lui la adorava, così, anche se non l'avrebbe mai ammesso, aveva cominciato a farlo con se stesso da poco. Si stava sforzando di mantenere un'espressione molto seria, mantenendosi freddo e distante, solo per iniziare a sghignazzare e chiamarla "tiranna"; questo, ecco, lo avrebbe fatto a breve. Forse.
    «Credo che gli elfi domestici abbiano già più di quanto spetti loro», stava argomentando Falko, passeggiando per quel corridoio. Era serio? Beh... «E poi, Cohen, c'è chi è nato per servire, è la natura: non puoi pretendere di cambiare la natura per un tuo capriccio», aveva appena concluso, con tanto di cipiglio snob e autoritario; e già pregustava la battuta pronta di Nadia, il suo lasciargli la mano per agitare le braccia, e si morse distrattamente il labbro per non sorridere come un ragazzetto divertito (che, però, ahinoi non stava affatto scherzando).

    « Mors tua vita mea »


    Edited by shotde' - 2/4/2016, 13:29
     
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  2. .patang
     
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    NADIA COHEN
    GRIFONDORO ❖ VI


    Nadia passeggiava accanto a Falko, la mano destra intrecciata alla sua: stava acquietandosi dopo avergli saltellato intorno per circa cinque minuti, ovviamente senza motivo alcuno. Silenziosa, vitale, pacata, ridente, Nadia era un paradosso estremo che si divertiva a sconvolgere la vita altrui; quella di Parrucchino più di tutti. Le piaceva poter vedere all'improvviso il sorgere di un sorriso, la sua espressione che mutava da splendidamente adombrata a una forma di pacata accettazione della realtà dei fatti; ora, però, il suo sorriso era provocazione netta, intenzione precisa di vederla scomporsi più del solito.
    La questione era che Nadia non sapeva resistere a tali sfide, e vi si concedeva volentieri: non lo avrebbe mai ammesso, non troppo, ma sperava sempre che quei momenti fossero motivi di cambiamento, per Falko, di nuovi sguardi. A volte si illudeva, ma altre volte - ed erano spesso gli attimi peggiori - si chiedeva se non fosse tutto inutile, tutto quello sforzo.
    Ma quello non era uno di questi momenti.
    «Natura, davvero? Chi stai prendendo in considerazione, in questa tua trattazione senza senso? Il babbanissimo Aristotele?» la battuta di Nadia fu salace e diretta, così come il suo distaccarsi da lui e il guardarlo con un sopracciglio alzato. No, non stava sorridendo (anche se una parte di lei era già pronta a farlo).


    Cause every moment
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    Newton "Sfiga" Newmas
    Tassorosso ❖ VI

    Dopo una lezione di Incantesimi sorprendentemente tranquilla, Newton aveva deciso di approfittare della luna evidentemente buona di quel giorno per farsi una doccia rilassante che cancellasse lo stress accumulato in tre giorni nei quali, nell'ordine, si era ustionato una mano durante Pozioni, gli era stato rovesciato addosso del caffè bollente durante la colazione, si era preso la bronchite ed era caduto dalla scopa durante Volo.
    Naturalmente le cose non erano affatto andate come lui sperava; in qualche modo la sua borsa dei libri era caduta in un lavandino che qualcuno aveva lasciato pieno d'acqua mentre lui si osservava nello specchio un occhio rosso -reazione allergica a qualcosa? puntura d'insetto? pugno di Gordon? non gli era dato saperlo. Poco dopo, l'erogazione di acqua calda si era interrotta in tutto il bagno.
    Ormai Newton non perdeva nemmeno più tempo a stupirsi.
    Si era sciacquato in fretta con l'acqua fredda, si era rivestito e si era diretto verso la biblioteca.
    A metà strada una voce familiare catturò il suo orecchio e lo fece voltare verso un corridoio laterale.
    Nadia.
    Decise che la biblioteca poteva aspettare: aveva proprio bisogno di un viso amico.
    Due visi amici, a quanto pareva. Si rallegrò quando mise a fuoco Falko al fianco di Nadia, sereno e solare come sempre.
    Newton non prese nemmeno in considerazione l'idea di lasciarli ai loro affari e camminò verso di loro, raggiungendoli alle spalle. Mise un braccio intorno alle spalle di Nadia, e diede un piccolo pugno su quella destra di Falko -non volendo rischiare di toccarlo più a lungo.
    «Per cosa litigare quest'oggi, pulzelli?» si informò, poi parve ripensarci e si fece serissimo «Voglio saperlo?» chiese, questa volta con uno sguardo esclusivo per Nadia.
    «Le tartarughe sono ciniche, si aspettano sempre il peggio»
    «Perché?»
    «Perché gli capita spesso, immagino.»
    {Pterry}
    «Does anyone actually have their shit together cause I feel like we’re all just faking it»
     
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    "ovosodo"

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    Falko R. I. Vogel
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    Babbanissimo Aristotele. Il sopracciglio di Falko si inarcò quasi avesse vita propria. Era un suo atteggiamento tipico: dubitava apertamente, snobbava, considerava a stento le questioni, chiuso nella sua torre d'avorio - lui era così, e non riusciva ancora a rendersi conto di quanto altro potesse essere.
    «Chi ti dice che fosse babbano?», insinuò, cambiando all'improvviso strategia. Contraddire seriamente Nadia, sostenendo che la Natura non aveva certo bisogno di un trattato per essere riconosciuta come tale, non avrebbe dato i suoi frutti - o almeno, non quelli desiderati: contenere quella discussione in lidi sicuri. Era meschino da parte sua calcolare cose del genere? Forse. Non perché non fosse capace di mostrarsi per quello che era - se c'era qualcuno che aveva e aveva avuto modo di vederlo, oltre a Newt, quel qualcuno era Nadia, anche anni prima - ma semplicemente perché aveva voglia di sorridere così: mostrando i denti, così superiore e così schiavo del volerla solo farla irritare (per poi pensare a quanto fosse bella). La fronteggiò per tutto il tempo, non curandosi del rumore dei passi come non si curava del resto del mondo (che andasse al diavolo, quello, insomma) - o meglio: non si curò del rumore dei passi fin quando non li associò a Newt. Passi il braccio attorno alle spalle di Nadia, ma Falko ovviamente non rispose al saluto: si limitò a fissare contrariato la sua spalla, poi Newt, quasi a sottolineare il fatto che gli aveva appena dato una pacca, Newmas, che pena. Ovviamente con affetto.
    «Nadia vorrebbe regalarti un calzino per liberarti dalla schiavitù», disse, con l'espressione più seria del mondo. Ebbene, signori e signore: anche Falko Regis, Ignatius Vogel era capace di scherzare. Ci piace crederci.

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  5. .patang
     
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    NADIA COHEN
    GRIFONDORO ❖ VI

    Nadia lo stava giusto fulminando nuovamente con lo sguardo, e, se lui avesse perseguito, gli avrebbe anche piantato un calcio sugli stinchi. Ma Newt giunse a salvare la situazione, con i suoi perfetti tempismi che Nadia aveva imparato a conoscere - quando vivi in simbiosi ormai sai anche quando e come comparirà l'altro.
    Si accostò a Newmas, appoggiando il proprio fianco al suo e passando un braccio intorno alla sua schiena: <<falko ha voglia di irritarmi trattando di argomenti di cui non sa nulla, come la schiavitù.>> commentò, fingendo uno sguardo corrucciato in direzione di Newt, come se lui la potesse consolare. <<immagino che sia un suo modo per chiederci di regalargli dei calzini: sai che non è capace di dire le cose direttamente.>> poi, rivolgendosi a Falko <<che fantasia, amore bello?>> non si sarebbe mai detto, dall'esterno, che Nadia fosse il tipo da sarcasmo, ma per Il Parrucchino faceva sempre un'eccezione.


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    Newton "Sfiga" Newmas
    Tassorosso ❖ VI

    Poteva sembrare che a Newton non importasse niente di interrompere Falko e Nadia; in realtà, quando si erano messi insieme lui aveva chiesto seriamente ad entrambi, in separata sede, se gradivano che si tenesse a distanza quando li vedeva fare la coppietta nei corridoi.
    Nadia gli aveva intimato di non fare domande sceme.
    Falko gli aveva grugnito in faccia qualcosa che poteva essere interpretato tanto come un sì quando come un no.
    Newton aveva scelto deliberatamente di interpretarlo come un sì; Vogel era perfettamente in grado di far capire quando qualcosa era no. Siccome Newt non si era ancora risvegliato in infermeria (non per causa sua, almeno) si era convinto di aver interpretato la risposta nel modo corretto.
    Ignorò lo sguardo di Falko per la spalla che gli aveva appena toccato e per la mano con la quale lo aveva fatto e sorrise a Nadia, che lo stava già abbracciando di rimando.
    «Wow, vedo che le lezioni di simpatia iniziano a dare i loro frutti.» disse in risposta alla battuta (perché era una battuta, sì?) si Falko, non prima di essersi concesso un bel sorriso.
    «Capisco.» continuò poi, volgendosi in direzione di Nadia, solare come sempre «State di nuovo parlando delle docce che tutti quelli come me dovrebbero fare.» tagliò corto, senza scomporsi.
    Citare la storia babbana in faccia a Falko era uno dei piccoli piaceri della vita. Anche vederlo sbuffare e inalberare quell'espressione snob.
    «Io direi a picche; come quelle nel suo cuore, sai.» disse poi, annuendo con gravità.
    Fu in quel momento che si inciampò in un dislivello delle pietre del pavimento che fino a due secondi prima non era lì, e riuscì a riprendere l'equilibrio solo strattonando il braccio a Falko.
    «Le tartarughe sono ciniche, si aspettano sempre il peggio»
    «Perché?»
    «Perché gli capita spesso, immagino.»
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