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estate scorsa

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  1. .patang
     
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    NADIA COHEN
    GRIFONDORO ❖ VI

    Erano anni che Nadia avrebbe voluto passare insieme a Newt settimane di estate, ma, sebbene lei evitasse ben poche cose nella vita, aveva sempre fatto in maniera tale da non invadere troppo lo spazio vitale dell'amico anche quando lui poteva rimanere a riposo dalla sua presenza. Quell'anno, però, aveva deciso di imporsi un pochino di più: in primo luogo, perché sapeva già che Newt le sarebbe mancato, in secondo luogo perché lui aveva accennato a passare del tempo insieme. Per questo motivo si trovava davanti a casa sua: una villetta inglese normale, che sapeva di cittadina e campagna, una villetta in cui non era così improbabile pensare che Newt fosse cresciuto. Improbabile pensare che ci fosse sopravvissuto.
    Era però troppo felice per riuscire a concentrarsi su una cosa in particolare: faceva vagare su e giù la sua valigetta rossa carminio, che sfiorava i pantaloni blu elettrico. Aveva una coda alta, che intrappolava i capelli folti -anche se non per molto tempo- e il suo sorriso solito, sfiorato dagli orecchini lunghi rossi che a volte si impigliavano nella sciarpa leggera che indossava distrattamente al collo. Inutile dire che fosse parecchio visibile. Anche perché indossava anche una maglietta arancione. La solita Nadia.
    Si avvicinò al cancelletto e suonó al campanello, battendo i tacchi delle scarpe per terra dall'impazienza.





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    Newton "Sfiga" Newmas
    Tassorosso ❖ VI

    Newton non amava invitare la gente a casa sua per un chiaro e semplice motivo: i suoi fratelli. Invitare lì qualche compagno avrebbe significato mostrargli quanta pena facesse la sua vita, oltre che -naturalmente- rendere un infermo la permanenza del suddetto ospite. Albert e Astrid erano veramente bravi nel far rammaricare la gente di essere nata.
    Con Nadia le cose erano diverse.
    Nadia era Nadia, tanto per iniziare. E poi Nadia sapeva comunque tutto della famiglia di Newt, dato che lui gliene aveva parlato spesso.
    Era stato contento quando lei aveva accettato l'invito ad andare a prendere una boccata d'aria in campagna; avrebbe potuto vedere di persona i suoi famigliari e rispondersi da sola a molte delle domande che ogni tanto gli poneva ("ma è possibile che i tuoi genitori non dicano niente?" "ma davvero Albert è così stupido?" "ma come è possibile?" "Newt, seriamente?"), e Newt già aveva programmato il modo di passare in casa meno tempo possibile. Sarebbero andati al lago, su a Combs dove potevano campeggiare lungo le sponde quanto volevano; l'avrebbe portata a visitare tutto il Peak District National Park, magari sequestrando l'automobile ad Albert e sparendo prima che se ne accorgesse; magari un giorno potevano andare a Liverpool, distava poco meno di due ore di treno e Newt aveva già trovato delle mostre molto interessanti che a Nadia potevano senz'altro interessare -per lui erano interessanti anche le ore di treno: si trattava di preziosi momenti passati lontano dai suoi fratelli. Per il giorno seguente aveva già un super programma: c'era un Fluorescent Paint Party in un locale di Manchester e Newt aveva già riservato due ingressi per sé e Nadia -dopo aver rubato la carta d'identità di Albert, è ovvio.
    Al momento stava sistemando gli ultimi dettagli: aveva appena cambiato le lenzuola sul letto per gli ospiti che aveva montato in camera sua, tra la finestra e la scrivania, e si era assicurato di far sparire i quaderni sotto all'armadio affinché a lui e a Nadia non venisse la strana idea di mettersi a fare i compiti.
    Quando sentì il campanello suonare, sebbene si aspettasse l'arrivo dell'amica, sobbalzò per la sorpresa e prese la lampada sulla fronte; gli si disegnò sulla pelle un taglietto che iniziò a colargli sangue, ma Newt non ci fece caso: stava già correndo di sotto. Sorvoleremo sul fatto che scivolò ben due volte anche se non vi erano ostacoli, la prima sbattendo il culo e la seconda ferendosi al ginocchio.
    Infine raggiunse l'ingresso e spalancò la porta sull'assolata campagna inglese.
    Oltre il giardino fiorito e oltre il cancellino bianco, c'era una macchiolina di colore.
    «Nadezhda!» esclamò. Newt a sua volta era piuttosto colorato: i jeans scuri erano l'unica cosa che poteva essere fissata, dato che la sua t-shirt verde era così fluorescente da far lacrimare gli occhi e la camicia a quadri che portava sopra era tinta di un rosso così carico da offendere l'iride.
    In un secondo Newt attraversò il giardino e si ritrovò ad abbracciare Nadia, rubandole poi la valigia di mano mentre faceva strada dentro casa.
    «Sei stupenda.» disse. E poi, subito, in tono in parte comico in parte serio: «Hai portato l'alcool?»
    «Le tartarughe sono ciniche, si aspettano sempre il peggio»
    «Perché?»
    «Perché gli capita spesso, immagino.»
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    NADIA COHEN
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    Se anche Newt le avesse raccontato per filo e per segno che cosa avesse in mente di fare, a Nadia non sarebbe interessato nulla. Le interessava solo stare con Newt e poter godere della sua compagnia. Ovvio, molto di quel sentimento era dovuto alla piccola cotta che nutriva per lui da tempo -piccola perché si conosceva abbastanza da sapere che i suoi sentimenti erano troppo fluidi, per avere etichette precise-, ma anche se non ci fosse stata di mezzo questa, Newt e il tempo passato con lui erano i respiri di tante sue giornate.
    Quando lo vide comparire, non represse nessun sorriso, ma anzi inizió a ridere nella sua solita maniera: calda e rumorosa, trascinante. Si sentì prendere la borsa dalla mano e lasciò fare, mentre lo seguiva, aggrappandosi al suo braccio. Adorava il contatto fisico con lui,e non ne faceva mistero: a volte, lo prendeva per mano, giusto il tempo perché non le accadesse un qualche incidente mortale.
    Entrò nel cortiletto e continuó a guardarsi intorno, sorpresa da quella normalità: <<in effetti, é in tutto e per tutto quello che mi avevi descritto.>> poi aggiunse <<non vedo l'ora di bullizzare i tuoi fratelli.>> e sorrise, questa volta, con l'aria di un coccodrillo che sta per assaggiare la zampa di un'antilope.
    Poi si concentrò sulle questioni importanti: <<quella valigia ha parecchie bottiglie trasfigurate da flaconcini dentro. Ringrazia Ivan: vera vodka.>>


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    Newton "Sfiga" Newmas
    Tassorosso ❖ VI

    «Gli scriverò un'epistola d'amore e ringraziamenti.» promise Newt con un certo trasporto. Non che a Dove Holes non esistessero superalcolici, solo che farli entrare in casa Newmas era oltremodo difficile. Solo Martin ci riusciva, perché figuriamoci se il Figlio d'Oro veniva perquisito o controllato. Newt aveva sperato che Nadia, con la sua faccia da brava ragazza, godesse dello stesso trattamento di favore.
    Mentre attraversava il cortile, pieno di fiori, siepi e aiuole come qualsiasi cottage che si rispetti, venne punto da una vespa sul braccio e attaccato da un picchio inferocito.
    Tutto nella norma, insomma; per quando aprì la porta d'ingresso, cedendo il passo a Nadia, il suo braccio si stava gonfiando ma lui aveva smesso di provare dolore -ormai abituato a ben di peggio. In camera aveva la crema giusta, quindi non si preoccupò più di tanto.
    «Benvenuta a Dove Holes, madama.» disse, improvvisando un tono scherzoso che, però, parve un po' forzato. Lo era. A Newt non veniva naturale scherzare quando si trovava a casa sua. Il suo tono di voce diventava inconsciamente meno alto, il suo sarcasmo si acuiva, la voglia di fare battute scemava. Era l'effetto deprimente non tanto del posto dove era cresciuto, ma della prossimità con la sua famiglia.
    Si rabbuiò, infatti, quando Nadia parlò di bullizzare i suoi fratelli; non disse niente, ma il sorriso che le rivolse era forzato al 100%.
    «In realtà conto di passare buona parte del tempo ben lontano da loro. Albert è in campeggio qualche giorno, non potevo chiedere di meglio.» aggiunse. Non era tipo da 'tour della casa' come le brave signore di campagna e confidava che Nadia fosse in grado di trovare da sola la cucina, all'occorrenza, quindi marciò diretto verso le scale e condusse Nadia diritto in camera sua, la seconda porta sulla destra. Quella che portava i segni dei calci con cui Albert perseverava ad aprirla ogni mattina.
    «I miei genitori sono dallo zio. Li conoscerai stasera.» spiegò «Se non riesco ad evitarli.» aggiunse poi con un sorriso furbo che la diceva lunga. Posò la borsa di Nadia sul letto degli ospiti e si diresse verso la scrivania nella quale teneva la crema per le punture di vespa, ma non prima di aver afferrato un piattino di biscotti che stava sul comodino ed essersi voltato verso Nadia, offrendogliene uno con un gran sorriso.
    Newton aveva reso la sua stanza estremamente accogliente, data l'abitudine di passarvi quanto più tempo possibile. Vi era pure un angolo salotto, con due poltroncine da campeggio e uno scaldabevande elettrico. Se non fosse stato per il bagno, Newt avrebbe potuto sopravvivere in camera sua per almeno una settimana -poteva sempre pisciare giù dalla finestra, del resto.
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    NADIA COHEN
    GRIFONDORO ❖ VI


    Nadia lo seguì, affatto circospetta, ma piuttosto pronta a salvare la situazione; a volte, però, si incantava a guardare le espressioni di Newt, pronta a cogliere bagliori di un pensiero in qualsiasi espressione egli stesse attuando. Le piaceva quella sensazione di pace e di intimità che si era da sempre creata con lui: non c'erano tensioni, ma la loro naturalezza.
    Quell'attimo di contemplazione, quasi troppo lungo per gli standard di lei, fu interrotto dall'arrivo di una serie di animali che si abbatterono su Newton. Per un attimo, Nadia si irrigidí; poi continuó a seguirlo, senza nulla dire, continuando ad osservare le aiuole pettinate e i muri e le finestre e persino gli stipiti della casa.
    Nessuno mai lo avrebbe immaginato, ma il modo migliore per far tacere Nadia era farle varcare ingressi di case. Oltre che di vite.
    Quando lui decise di salire le scale e nient'altro, fu quasi sollevata, perché i passi di lui sembravano più svelti ora: il suo mondo era oltre la porta scavata da solchi. E lí, trovò Newt: accogliente, pronto alla sua sfiga e con in mano un piattino di biscotti.

    «Dovresti: lo sai quanto i russi possano essere pedanti: si é assicurato che fossi pronta per il viaggio quasi mi dovessi riparare dai freddi siberiani.» disse, sardonicamente, mentre acchiappava un dolcetto.
    «Pensi sarà una conversazione così tesa, con i tuoi?» chiese, tutto d'un tratto, mentre alcune briciole le si gettavano tra la maglia e i pantaloni. Le scostò con un impreciso gesto della mano. Nadia sapeva molto della famiglia di Newt e si era sempre chiesta come sarebbe stato incontrarli: lei non riusciva ad immaginarsi conversazioni con loro. Il che la preoccupava, perché Nadia era abbastanza pronta a quasi tutte le evenienze della vita.
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